“Un film sulla perdita di un genio” lo dice il newyorkese Abel Ferrara, regista del film “Pasolini” che il 25 settembre uscirà nelle sale italiane. Non è un nuovo capitolo giudiziario del violento omicidio del 2 novembre 1975 del poeta bolognese. Il Pasolini, interpretato mimeticamente da William Dafoe, è quello delle ultime 48 ore della sua vita prima della fine all’idroscalo di Ostia. Mescola frammenti di Petrolioalle parole delle ultime interviste, come quella, profetica. a Furio Colombio che suggerì di intitolare «Siamo tutti in pericolo».
L’obiettivo di fondo del film che ha riscosso molto entusiasmo tra il pubblico ma anche stroncature dalla critica, rimane quello della rappresentazione di un uomo, della sua famiglia, con gli affetti più cari e gli amici più intimi che lo accompagnano, senza saperlo, verso gli ultimi istanti prima della morte. Morte che rimane un momento centrale del film, raccontata con realismo e crudezza in una sequenza che bene fa comprendere cosa intende Dafoe quando dice: "Non ho fatto un lavoro di imitazione ma neanche di interpretazione, ho cercato di abitare la sua vita e di incarnare le sue azioni e le sue riflessioni in quelle ultime ore provando sentimenti forti e complessi". E Dafoe è un credibile e sincero Pasolini costruito nelle movenze, negli sguardi con l'aiuto dell'amico Ninetto Davoli. "Ogni tanto guardavo Willem e vedevo Pierpaolo" ha detto l'attore di Il Vangelo secondo Matteoe Decameron.
L’obiettivo di fondo del film che ha riscosso molto entusiasmo tra il pubblico ma anche stroncature dalla critica, rimane quello della rappresentazione di un uomo, della sua famiglia, con gli affetti più cari e gli amici più intimi che lo accompagnano, senza saperlo, verso gli ultimi istanti prima della morte. Morte che rimane un momento centrale del film, raccontata con realismo e crudezza in una sequenza che bene fa comprendere cosa intende Dafoe quando dice: "Non ho fatto un lavoro di imitazione ma neanche di interpretazione, ho cercato di abitare la sua vita e di incarnare le sue azioni e le sue riflessioni in quelle ultime ore provando sentimenti forti e complessi". E Dafoe è un credibile e sincero Pasolini costruito nelle movenze, negli sguardi con l'aiuto dell'amico Ninetto Davoli. "Ogni tanto guardavo Willem e vedevo Pierpaolo" ha detto l'attore di Il Vangelo secondo Matteoe Decameron.
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