Quanto spende lo Stato per favorire l’economia supportando i privati? Anche questa è una domanda da cui, chi si occupa di spending review, dovrebbe partire. Di solito parlando di spese dello Stato ci si focalizza sugli stipendi di quei gran fannulloni dei dipendenti statali, colpevoli come sono della crisi del paese, e di non fornire servizi efficienti perché non fanno un cavolo dalla mattina alla sera, pensando solo a come spendere i quattrini rubati allo Stato per pagarsi auto sportive e ville con piscina.
Tuttavia la spesa dello Stato non serve solo a finanziare questi fortunati Nababbi; spesso e volentieri capita che i soldi della comunità vengano spesi, a volte bene, ma molte altre volte meno bene, per attribuire ad attività private la fornitura di servizi e beni a cui lo Stato non provvede.
Ovvio, si dirà, gli appalti pubblici ci sono sempre stati e ci devono essere; non c’è dubbio che per tanti servizi l’appalto sia l’unica possibilità. Tuttavia chi si occupa di revisione della spesa dovrebbe verificare quanto accaduto negli ultimi anni, e cioè quanti di quei servizi appaltati dallo Stato avrebbero potuto, anzi dovuto, essere prodotti dai nostri uffici.
Sicuramente ci sarà un motivo, ma credo che, ultimamente, ci si sia un po’ troppo rivolti al settore privato, in tanti campi. Mi viene in mente qualche delibera che delega a studi di progettazione attività che dovrebbero forse essere svolti dagli uffici statali facenti capo al Dipartimento del Territorio; tanto per capirci, incarichi dati a privati con delibere di Congresso di stato che, nella maggior parte dei casi, avrebbero dovuto essere svolti dagli uffici preposti.
Oltre a ciò c’è pure la necessità di verificare gli scostamenti delle spese previste da quelle che poi diventano effettive; in tal senso ci sono delle vere e proprie “chicche” - ad esempio la sistemazione del plesso scolastico di Faetano - in cui le spese previste originariamente addirittura quintuplicano! Non voglio certo dire che vi siano volontà speculative; sicuramente l’aumento dei costi sarà corrisposto da un aumento delle operazioni per svolgere l’opera a regola d’arte. Penso, tuttavia, che la maggior parte di queste spese potevano essere previste in anticipo.
In fase di restrizione della spesa è fondamentale che la Pubblica Amministrazione si riappropri delle funzioni per le quali è stata creata; la pratica dell’appalto per qualsiasi opera e/o servizio da fornire è da superare poiché esempio di mala gestione.
Comunicato stampa Alessio Muccioli - Segretario FUPI/CSdL (Pubblico Impiego)
Tuttavia la spesa dello Stato non serve solo a finanziare questi fortunati Nababbi; spesso e volentieri capita che i soldi della comunità vengano spesi, a volte bene, ma molte altre volte meno bene, per attribuire ad attività private la fornitura di servizi e beni a cui lo Stato non provvede.
Ovvio, si dirà, gli appalti pubblici ci sono sempre stati e ci devono essere; non c’è dubbio che per tanti servizi l’appalto sia l’unica possibilità. Tuttavia chi si occupa di revisione della spesa dovrebbe verificare quanto accaduto negli ultimi anni, e cioè quanti di quei servizi appaltati dallo Stato avrebbero potuto, anzi dovuto, essere prodotti dai nostri uffici.
Sicuramente ci sarà un motivo, ma credo che, ultimamente, ci si sia un po’ troppo rivolti al settore privato, in tanti campi. Mi viene in mente qualche delibera che delega a studi di progettazione attività che dovrebbero forse essere svolti dagli uffici statali facenti capo al Dipartimento del Territorio; tanto per capirci, incarichi dati a privati con delibere di Congresso di stato che, nella maggior parte dei casi, avrebbero dovuto essere svolti dagli uffici preposti.
Oltre a ciò c’è pure la necessità di verificare gli scostamenti delle spese previste da quelle che poi diventano effettive; in tal senso ci sono delle vere e proprie “chicche” - ad esempio la sistemazione del plesso scolastico di Faetano - in cui le spese previste originariamente addirittura quintuplicano! Non voglio certo dire che vi siano volontà speculative; sicuramente l’aumento dei costi sarà corrisposto da un aumento delle operazioni per svolgere l’opera a regola d’arte. Penso, tuttavia, che la maggior parte di queste spese potevano essere previste in anticipo.
In fase di restrizione della spesa è fondamentale che la Pubblica Amministrazione si riappropri delle funzioni per le quali è stata creata; la pratica dell’appalto per qualsiasi opera e/o servizio da fornire è da superare poiché esempio di mala gestione.
Comunicato stampa Alessio Muccioli - Segretario FUPI/CSdL (Pubblico Impiego)
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