Interviene sul tema della denatalità l'Usl rilevando “confusione” tra ciò che prevede la legge del 2022 “sul congedo parentale e il riconosciuto accreditamento dei contributi figurativi” e che non corrisponde a quanto invece previsto dalla Delibera 41/2023 secondo cui tale periodo non sia da computare ai fini della progressione di carriera e ad altro istituto contrattuale, compresa l’indennità di anzianità o il TFR”. “Alla faccia delle politiche di sostegno” - sottolinea il sindacato. "C'è poi il fatto che una donna in maternità, se non lavora, non percepisce nessun ammortizzatore economico”, nonché “una ridicola decurtazione temporale – fa notare l'Usl - per il conteggio pensionistico per i figli avuti”. “Se davvero vogliamo impegnarci a creare un clima più favorevole alle nascite – avverte il Segretario Generale Francesca Busignani - non dobbiamo pensare di farlo con provvedimenti a costo zero o quasi, ricordiamoci bene che un Paese senza nuove generazioni è un Paese senza futuro".