Lo scontro riguarda i tre quesiti inerenti le norme del lavoro e la cosiddetta sala mobile. I sindacati sono i primi a prendere posizione e lo fanno contestando i quesiti proposti dai comitati promotori. L’eventuale abrogazione dei due articoli della legge – scrive la CSU – causerebbe conseguente gravi e dannose per i lavoratori. Questi articolo – aggiunge – sono il frutto delle rivendicazioni del sindacato e delle lotte durante la definizione del contratto industria del 2005. Sono uno degli obiettivi – conclude la CSU - realizzati dal sindacato proprio nella lotta contro la precarietà e il lavoro nero.
Immediata la replica dei comitati promotori che si dicono stupefatti di queste affermazioni, soprattutto perché – aggiungono - gli obbiettivi dei referendum sono stati ampiamente illustrati ai Segretari Generali delle Confederazioni, in due incontri avvenuti in luglio.
Lo stesso Collegio dei Garanti – scrivono i promotori – ha riconosciuto che con l’abrogazione d questi articoli non si crea alcun vuoto normativo, quindi è chiaro – aggiungono – che, in caso di abrogazione, lavoro atipico e collaborazioni sarebbero vietate per lasciare spazio a rapporti lavorativi certi e questo – dichiarano – ci pare un pregresso evidente rispetto alla situazione di oggi.
Convinti delle loro posizioni i comitati promotori sfidano i sindacati ad un dibattito pubblico per un confronto puntuale che faccia chiarezza in materia.
Immediata la replica dei comitati promotori che si dicono stupefatti di queste affermazioni, soprattutto perché – aggiungono - gli obbiettivi dei referendum sono stati ampiamente illustrati ai Segretari Generali delle Confederazioni, in due incontri avvenuti in luglio.
Lo stesso Collegio dei Garanti – scrivono i promotori – ha riconosciuto che con l’abrogazione d questi articoli non si crea alcun vuoto normativo, quindi è chiaro – aggiungono – che, in caso di abrogazione, lavoro atipico e collaborazioni sarebbero vietate per lasciare spazio a rapporti lavorativi certi e questo – dichiarano – ci pare un pregresso evidente rispetto alla situazione di oggi.
Convinti delle loro posizioni i comitati promotori sfidano i sindacati ad un dibattito pubblico per un confronto puntuale che faccia chiarezza in materia.
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