Alla prima Hollywoodiana del gennaio 1931 in sala con l'attore e regista c'era un fan appassionato: Albert Einstein che si commuove a fine film. Tutti applaudono e l'artista dice: “applaudono me perché mi capiscono tutti e lei anche se non la capisce nessuno...”. “LUCI DELLA CITTÀ” è un capolavoro cinematografico, musicale e recitativo, che proietta oltre il tempo il genio onnicomprensivo e “burlesque” di Charlie Chaplin in arte Charlot. Scritto, diretto, interpretato e musicato oltreché sonorizzato (la rumoristica era un'arte di scena) in centinaia di provini e ciak (324 takes per una specifica scena, 100 km di celluloide e 3 anni di lavorazione) ossessivamente rigirati e riproposti come il primo piano finale del sorriso che piange fissato sullo schermo da miliardi di occhi anche oggi e stasera a Ravenna. “The Trump” è molto più del vagabondo, perdigiorno, muto e innamorato, avvolto dalla musica di scena e dai rumori e suoni del passo comico di Charlot che evoca la composizione musicale (e l'ascolto) su partitura scritta dallo stesso Chaplin. Il direttore TIMOTHY BROCK, che ben conosce il lavoro di arrangiatore e compositore, sa orchestrare la colonna sonora che non rimpiazza il parlato ma spesso lo rende non necessario; basta seguire Chaplin, che non ha bisogno della voce.
fz