DRUK in danese è sbronzarsi di brutto. Il film di Vinterberg sull'ultimo giro di bicchieri (sbicchierata finale da Oscar) prima di finire stesi è l'apoteosi finale della commedia alcolica danese. La storia di 4 professori (dapprima tristoni e ai margini della vita scolastica e famigliare) in balia del tasso alcolemico (sopra 0,5 g/l) diventano altro da sé ma solo per un po'... Regista e attori giocano con soggettive e camera a mano, a spalla e con la steadicam, per creare una sorta di dipendenza visiva da alcol anche nello spettatore. Essendo insegnati di giovani studenti ammantano il dramma esistenziale e la caduta verso l'alcolismo con scuse psicologiche e di vita. Citando un sedicente filosofo norvegese considerano l'alcol nel sangue un dato naturale per vivere. Finn Skårderud (lo scrittore e psichiatra che in Norvegia esiste davvero) nella realtà non fece altro che scrivere una ironica prefazione norvegese al libricino del 1881 di Edmondo De Amicis GLI EFFETTI PSICOLOGICI DEL VINO estrapolando la teoria dal sarcasmo del famoso autore italiano: “Manca un meccanismo che dica che ora è il momento di fermarsi. Troppo poco rischia di diventare troppo».
fz