È finita, la guerra è finita. Siamo nel 2025 (near-future) e anche in Donbass russi e ucraini non si fronteggiano più lasciando una catastrofe ecologica e umana. Tra i soldati rimane il dolore, dentro. Il trauma continua nelle menti e nei cuori sulle membra dolenti. Sergeij tornato dal fronte non riesce a dimenticare il suicidio del suo compagno di battaglia e migliore amico. La fonderia dove lavorava chiude e tutto intorno va in lenta disgregazione (una terra a pezzi in rovina) ma lui torna sui passi della morte... Sarà un volontario con katya nel riportare a casa i corpi dei dispersi: i figli alle loro madri e ai loro padri, i fratelli ai fratelli. Un futuro migliore è possibile, si, è possibile solo con la pacificazione. La camera fissa e panoramica (rigida e distante) in una narrazione circolare e ripetuta testimonia l'oggettività della guerra e l'ineluttabilità della speranza di pace, che senza uccidere non può non vincere per sempre.
fz