Al Palazzo delle Esposizioni di Roma, fino a settembre, in mostra la retrospettiva di David LaChapelle, fotografo e regista statunitense. Siamo andati a visitarla.
Nel 2006 David LaChapelle vide la Cappella Sistina a Roma: ne rimase folgorato, la sua sensibilità artistica decisamente scossa dalla bellezza e dalla potenza dell'affresco forse più famoso al mondo. E' stata la svolta per il fotografo surrealista, noto al grande pubblico anche per aver diretto video musicali di popstar come Christina Aguilera, Jennifer Lopez, Amy Winehouse.
Nasce così The Deluge, il Diluvio, ispirato proprio all'opera michelangiolesca, e la mostra da lì parte per raccontare tutto quel che è avvenuto dopo la svolta. L'amore per la musica certo resta, basti vedere gli omaggi a Micheal Jackson, visto come un angelo o in una rivisitazione surreale de La Pietà. C'è anche Marilyn Manson nel suo “rigor mortis”, vicino alla Marilyn di Andy Warhol, a sua volta rivisitata e corretta.
E ancora il Cristo, sempre lo stesso, bellissimo volto, che torna in numerose opere, in una improbabile ultima cena, o in un sermone in mezzo alla strada. LaChapelle vuole stupire, è vero, ma vuole mostrare anche la bellezza dei corpi per come sono, anche quando indossano capi d'abbigliamento improbabili. Figure sospese, luminose, volti trasognati o sofferenti, ma veri, reali. Produrre shock emotivi, questo lo scopo dell'autore, e non si può dire che non ci riesca.
Francesca Biliotti
Nel 2006 David LaChapelle vide la Cappella Sistina a Roma: ne rimase folgorato, la sua sensibilità artistica decisamente scossa dalla bellezza e dalla potenza dell'affresco forse più famoso al mondo. E' stata la svolta per il fotografo surrealista, noto al grande pubblico anche per aver diretto video musicali di popstar come Christina Aguilera, Jennifer Lopez, Amy Winehouse.
Nasce così The Deluge, il Diluvio, ispirato proprio all'opera michelangiolesca, e la mostra da lì parte per raccontare tutto quel che è avvenuto dopo la svolta. L'amore per la musica certo resta, basti vedere gli omaggi a Micheal Jackson, visto come un angelo o in una rivisitazione surreale de La Pietà. C'è anche Marilyn Manson nel suo “rigor mortis”, vicino alla Marilyn di Andy Warhol, a sua volta rivisitata e corretta.
E ancora il Cristo, sempre lo stesso, bellissimo volto, che torna in numerose opere, in una improbabile ultima cena, o in un sermone in mezzo alla strada. LaChapelle vuole stupire, è vero, ma vuole mostrare anche la bellezza dei corpi per come sono, anche quando indossano capi d'abbigliamento improbabili. Figure sospese, luminose, volti trasognati o sofferenti, ma veri, reali. Produrre shock emotivi, questo lo scopo dell'autore, e non si può dire che non ci riesca.
Francesca Biliotti
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