Un volto, che è nello stesso tempo quello di tanti, massa anonima che si attiva, maggioranza silenziosa che dal basso urla il dissenso: occupando le piazze, ribalta regimi, smuove le dittature… lungo tutto un anno. Movimenti, sì, ma fatti da tanti singoli, dando sostanza all’idea che l’azione individuale possa portare al cambiamento collettivo. Nel volto del manifestante c’è quello di Mohamed Bouazizi, il venditore ambulante che si dà fuoco in piazza, accendendo la rivolta tunisina. C’è tutta la folla di piazza Tahrir in Egitto, così come i giovani che hanno combattuto per una Libia nuova. Volti e istanze di siriani e jemeniti. L’uomo dell’anno è anche nella protesta dell’occidente, gli indignados di Spagna e di Grecia che contagiano l’America di Occupy Wall Street,– questa volta voci e cartelli si alzano contro la nuova dittatura dei padroni della finanza. Fino tornare alla Russia, in piazza contro l’autocrazia corrotta. Così il celebre settimanale Time, che dal 1928 incorona il suo uomo dell’anno, spiega la scelta per il 2011: basta capi di stato, vip, leader carismatici. A motore del cambiamento non più i personaggi, ma le persone.
Annamaria Sirotti
Annamaria Sirotti
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