"Emirati e Arabia Saudita insieme". E' la scritta comparsa in questi giorni sui telefonini dei residenti negli Emirati Arabi, al posto della consueta sigla dell'operatore telefonico. Il Governo ha voluto così informare i cittadini degli accordi storici siglati tra i due Paesi, che rafforzano la cooperazione tra Abu Dhabi e Riad. Si tratta di 20 accordi e 44 progetti strategici congiunti, che spaziano dal settore petrolchimico a quello militare, dall'agricoltura alle energie rinnovabili, firmati durante la prima riunione del neo nato Saudi-Emirati Coordination Council, presieduto dal principe ereditario emiratino e da quello saudita.
Il nuovo organismo non ha solo l'obiettivo di promuovere il consolidamento e lo sviluppo delle economie dei due Paesi sui mercati globali – insieme hanno un prodotto interno lordo di un trilione di dollari -, ma di diventare la base di "un nucleo che riunirà il mondo arabo".
La mossa arriva ad un anno esatto dalla crisi con il Qatar e rafforza l'asse anti Doha/Tehran da parte del cosiddetto quartetto, ovvero Emirati, Arabia Saudita, Bahrain ed Egitto. In un'intervista al quotidiano The National, il ministro degli esteri emiratino ha infatti dichiarato che "persiste un deficit di fiducia" nei confronti di Doha, per il suo presunto sostegno ad organizzazioni terroristiche e ai suoi stretti legami con l'Iran.
A completare il quadro, l'incontro tra Putin e il principe ereditario saudita, in occasione della partita delle rispettive nazionali di calcio in apertura dei Mondiali, il 14 giugno, ribattezzato "il derby del petrolio" e che potrebbe rimodellare il mercato petrolifero globale e gli equilibri geopolitici del Medio Oriente. La partita si gioca infatti 8 giorni prima di una riunione cruciale tra i paesi dell'Opec, che si terrà a Vienna il 22 giugno, e che lascia lo spazio al leader russo e saudita di discutere di un aumento della produzione di petrolio e della conseguente riduzione del prezzo del barile. Decisione che metterebbe in difficoltà prima di tutto l'Iran e che porterebbe ad una inedita cooperazione tra Russia e Paesi del Golfo.
Elisabetta Norzi
Il nuovo organismo non ha solo l'obiettivo di promuovere il consolidamento e lo sviluppo delle economie dei due Paesi sui mercati globali – insieme hanno un prodotto interno lordo di un trilione di dollari -, ma di diventare la base di "un nucleo che riunirà il mondo arabo".
La mossa arriva ad un anno esatto dalla crisi con il Qatar e rafforza l'asse anti Doha/Tehran da parte del cosiddetto quartetto, ovvero Emirati, Arabia Saudita, Bahrain ed Egitto. In un'intervista al quotidiano The National, il ministro degli esteri emiratino ha infatti dichiarato che "persiste un deficit di fiducia" nei confronti di Doha, per il suo presunto sostegno ad organizzazioni terroristiche e ai suoi stretti legami con l'Iran.
A completare il quadro, l'incontro tra Putin e il principe ereditario saudita, in occasione della partita delle rispettive nazionali di calcio in apertura dei Mondiali, il 14 giugno, ribattezzato "il derby del petrolio" e che potrebbe rimodellare il mercato petrolifero globale e gli equilibri geopolitici del Medio Oriente. La partita si gioca infatti 8 giorni prima di una riunione cruciale tra i paesi dell'Opec, che si terrà a Vienna il 22 giugno, e che lascia lo spazio al leader russo e saudita di discutere di un aumento della produzione di petrolio e della conseguente riduzione del prezzo del barile. Decisione che metterebbe in difficoltà prima di tutto l'Iran e che porterebbe ad una inedita cooperazione tra Russia e Paesi del Golfo.
Elisabetta Norzi
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