Nell’ultimo bollettino la BCE azzarda previsioni ottimistiche. La crisi, si legge, sta diminuendo e si intravvede la possibilità che i tassi di crescita trimestrali possano girare in positivo già dal 2010.
Il linguaggio è quello della speranza ritrovata, lo stesso usato da Barak Obama una decina di giorni fa, quando ha parlato dell’inizio della fine.
Ed è quello che piace alle Borse che rispondono positivamente. Dopo aver incassato le rassicuranti valutazioni sulla stabilizzazione dell’economia americana, ieri hanno accolto l’annuncio di Francoforte con nuovi massimi che non si vedevano dal novembre 2008. Milano ha segnato +1,3%.
Uno dopo l’altro, le indicazioni della ripresa si sovrappongono alle zone critiche, ancora troppe dice Francoforte, che nel 2009 lasceranno in eredità all’Eurozona un calo del Pil pari al 4,5%, destinato però ad invertire la tendenza già dal 2010, +0,3%, e in netta crescita nel 2011, + 1,5%. Sono i segnali positivi che fanno parlare di punto di svolta anche se restano numerose, dice la BCE, le note dolenti, a cominciare dall'occupazione che a giugno, in zona euro, ha toccato il 9,4%, un dato destinato a crescere per colpa dei bassi livelli di fiducia e dagli effetti ritardati del calo dell'attività economica che suggeriscono ulteriori incrementi dei disoccupati che arriveranno al 9,7% nel 2009 e al 10,9% nel 2010.
Si dovrà aspettare il 2011 per vedere il tasso scendere lievemente e portarsi al 10,6%.
Myriam Simoncini
Il linguaggio è quello della speranza ritrovata, lo stesso usato da Barak Obama una decina di giorni fa, quando ha parlato dell’inizio della fine.
Ed è quello che piace alle Borse che rispondono positivamente. Dopo aver incassato le rassicuranti valutazioni sulla stabilizzazione dell’economia americana, ieri hanno accolto l’annuncio di Francoforte con nuovi massimi che non si vedevano dal novembre 2008. Milano ha segnato +1,3%.
Uno dopo l’altro, le indicazioni della ripresa si sovrappongono alle zone critiche, ancora troppe dice Francoforte, che nel 2009 lasceranno in eredità all’Eurozona un calo del Pil pari al 4,5%, destinato però ad invertire la tendenza già dal 2010, +0,3%, e in netta crescita nel 2011, + 1,5%. Sono i segnali positivi che fanno parlare di punto di svolta anche se restano numerose, dice la BCE, le note dolenti, a cominciare dall'occupazione che a giugno, in zona euro, ha toccato il 9,4%, un dato destinato a crescere per colpa dei bassi livelli di fiducia e dagli effetti ritardati del calo dell'attività economica che suggeriscono ulteriori incrementi dei disoccupati che arriveranno al 9,7% nel 2009 e al 10,9% nel 2010.
Si dovrà aspettare il 2011 per vedere il tasso scendere lievemente e portarsi al 10,6%.
Myriam Simoncini
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