E’ un accordo storico. Per la prima volta la rigida e impenetrabile riservatezza svizzera solleva un velo sul segreto bancario. L’UBS accetta di fornire agli Stati Uniti i nomi dei clienti sui quali gravano i sospetti più gravi. E’ un passo in linea con le norme sul Segreto Bancario, che prevedono la divulgazione dei dati che riguardano persone fortemente sospettate di reati fiscali, sulle quali pendono indagini e procedimenti giudiziari. Il braccio di ferro tra la banca elvetica e l’IRS, l’agenzia delle entrate americana andava avanti da qualche mese. In febbraio UBS aveva fornito i dati di 250 clienti americani, ammesso di aver aiutato a evadere le tasse e pagato una multa di 780 milioni di dollari. Ma il fisco americano aveva alzato la posta chiedendo i nomi di tutti i 52.000 clienti titolari di conti, per un ammontare 14,8 miliardi di dollari, dando così il via al contenzioso. Dopo mesi di trattative, alla vigilia della prima udienza in tribunale, fissata per lunedì, gli avvocati della banca svizzera hanno comunicato ai magistrati di aver raggiunto un accordo extragiudiziale, che prevede la disponibilità a fornire un elenco non superiore ai 10 mila nomi.
Un passo che va nella direzione prevista dagli accordi contro le doppie imposizioni, che anche il Governo Svizzero sta firmando, sulla scorta del modello OCSE, al quale San Marino si è impegnato ad adeguarsi. Il Segretario di Assobank – Giuseppe Guidi, evidenzia come l’accordo sia un patto tra privati, e non tra due Stati, anche se porta allo stesso risultato: lo scambio di informazioni non automatico ma su richiesta adeguatamente motivata. Una strada obbligata sulla quale anche la Repubblica si è impegnata. “Per quanto ci riguarda – afferma Giuseppe Guidi – speriamo di sottoscrivere accordi della stessa qualità di quelli che altri paesi stanno firmando, e che questo avvenga nei tempi più rapidi che la diplomazia consente”
Un passo che va nella direzione prevista dagli accordi contro le doppie imposizioni, che anche il Governo Svizzero sta firmando, sulla scorta del modello OCSE, al quale San Marino si è impegnato ad adeguarsi. Il Segretario di Assobank – Giuseppe Guidi, evidenzia come l’accordo sia un patto tra privati, e non tra due Stati, anche se porta allo stesso risultato: lo scambio di informazioni non automatico ma su richiesta adeguatamente motivata. Una strada obbligata sulla quale anche la Repubblica si è impegnata. “Per quanto ci riguarda – afferma Giuseppe Guidi – speriamo di sottoscrivere accordi della stessa qualità di quelli che altri paesi stanno firmando, e che questo avvenga nei tempi più rapidi che la diplomazia consente”
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