Già dall'inizio di questa estate, a giugno, l’occupazione delle imprese riminesi si è ridotta rispetto a giugno 2012: -3,6%, contro una flessione media regionale del 2,1%.
Questo è quanto emerge dall’aggiornamento dell’archivio SMAIL, il Sistema di Monitoraggio Annuale sulle Imprese e il Lavoro, che analizza le imprese attive in Emilia-Romagna con almeno un addetto: 36mila in provincia di Rimini.
I lavoratori in cassa integrazione sono considerati tra gli occupati, pertanto la flessione reale potrebbe essere ancora più elevata.
I dati sono stati diffusi dalla Camera di Commercio di Rimini, in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna e con la società Gruppo Clas. Tutti i grandi settori presentano un andamento decisamente negativo: servizi -3,2%, industria -5%, costruzioni -5,5%. L’agricoltura e le “public utilities”, mostrano quantomeno una riduzione più contenuta -1,5% la prima, -1,9% le seconde.
Nel mirino il settore industriale. Le flessioni più marcate si registrano nelle “altre industrie manifatturiere” (-11,5%), nella fabbricazione dei mezzi di trasporto (-9,2%) nella lavorazione dei minerali non metalliferi (-6,6%), nel legno-mobili (-6,4%), nel tessile-abbigliamento-calzature (-5,5%), nella carta-cartotecnica (-4,4%) e nell’alimentare (-3,5%). L’unico settore industriale che denota un leggero aumento è la chimica farmaceutica (+1,3%).
Ce ne è anche per il turismo che occupa il 35% dei dipendenti: i servizi di alloggio evidenziano una variazione decisamente negativa (-5,7%).
Questo è quanto emerge dall’aggiornamento dell’archivio SMAIL, il Sistema di Monitoraggio Annuale sulle Imprese e il Lavoro, che analizza le imprese attive in Emilia-Romagna con almeno un addetto: 36mila in provincia di Rimini.
I lavoratori in cassa integrazione sono considerati tra gli occupati, pertanto la flessione reale potrebbe essere ancora più elevata.
I dati sono stati diffusi dalla Camera di Commercio di Rimini, in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna e con la società Gruppo Clas. Tutti i grandi settori presentano un andamento decisamente negativo: servizi -3,2%, industria -5%, costruzioni -5,5%. L’agricoltura e le “public utilities”, mostrano quantomeno una riduzione più contenuta -1,5% la prima, -1,9% le seconde.
Nel mirino il settore industriale. Le flessioni più marcate si registrano nelle “altre industrie manifatturiere” (-11,5%), nella fabbricazione dei mezzi di trasporto (-9,2%) nella lavorazione dei minerali non metalliferi (-6,6%), nel legno-mobili (-6,4%), nel tessile-abbigliamento-calzature (-5,5%), nella carta-cartotecnica (-4,4%) e nell’alimentare (-3,5%). L’unico settore industriale che denota un leggero aumento è la chimica farmaceutica (+1,3%).
Ce ne è anche per il turismo che occupa il 35% dei dipendenti: i servizi di alloggio evidenziano una variazione decisamente negativa (-5,7%).
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