Di ufficiale non c’è nulla. La voce circola insistentemente da qualche giorno ma prima della formalizzazione da parte del gruppo Unicredit, è destinata a restare solo un’indiscrezione, per quanto accreditata. Fra i due candidati all’acquisizione della Banca Agricola, Cassa di Risparmio da una parte e una cordata di imprenditori dall’altra, il gruppo bolognese avrebbe optato per un terzo soggetto: l’Istituto Bancario Sammarinese. E’ l’affermazione di una sorta di outsider, nel senso che del suo concreto interessamento al Controllo della BAC, si sapeva poco o niente. Nessuno aveva ammesso la presentazione dell’offerta, nessuno aveva comunicato la volontà di entrare in gara. Alla fine però, e siamo sempre al di fuori dell’ufficialità che arriverà nei prossimi giorni, a spuntarla sarebbe proprio l’IBS. Condizionale d’obbligo anche per l’ipotesi di cessione, quasi contestuale, della partecipazione azionaria di IBS nel Credito di Romagna. Secondo alcuni osservatori l’operazione non dispiacerebbe a Banca d’Italia, che vedrebbe così risolta una questione alla quale presta particolare attenzione: le relazioni fra gli istituti di credito dei due Paesi, come ha dimostrato anche con il commissariamento della Cassa di Risparmio di Rimini. La possibilità di subentro nell’85% dell’assetto azionario di Banca Agricola dovrà ricevere il benestare di Banca Centrale; sarà quello l’ultimo atto che consentirà di perfezionare l’operazione. Nessun commento dal Presidente della Fondazione San Marino, Tito Masi, che non aveva nascosto l’interesse della Cassa di Risparmio all’acquisizione del pacchetto di maggioranza e che ora vede sfumare la possibilità di un investimento nel quale credeva.
Sergio Barducci
Sergio Barducci
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