La Corte di Appello di Bologna ha chiesto di acquisire dalla Turchia nuova documentazione per poter decidere sull' estradizione nei confronti di Baris Bayun, 38enne arrestato il 3 agosto dalla polizia di Rimini su mandato d'arresto della Turchia. Secondo la Repubblica turca, infatti, sarebbe un boss della criminalità organizzata locale, accusato di omicidio, associazione a delinquere e altri gravi reati. Ma lui, difeso dagli avvocati Matteo Murgo e Antonio Buondonno, sostiene di essere un perseguitato politico curdo, che aveva già chiesto protezione internazionale all'Italia.
I giudici (presidente Marinella De Simone) hanno valutato non sufficienti gli atti trasmessi e hanno chiesto le carte, tradotte in italiano, per ricostruire gli elementi di accusa, esplicitando anche i reati "allo stato non chiaramente riferibili a determinati fatti". Si chiedono anche informazioni sul carcere in cui Bayun potrebbe essere detenuto in patria, su condizioni igieniche, spazio individuale in cella e meccanismi di controllo. In attesa di un'udienza fissata per il 21 marzo, la Corte ha respinto la richiesta di custodia cautelare in carcere da parte della Procura generale, ritenendo idoneo l'obbligo di dimora, tenuto conto del fatto che Bayun ha chiesto protezione internazionale e ha impugnato il rigetto da parte della commissione territoriale di Bologna. Non ci sarebbe dunque pericolo di fuga e il 38enne avrebbe un concreto interesse a rimanere in Italia. Bayun, che ha negato il suo consenso all'estradizione, ha riferito di essere stato perseguitato per il solo fatto di essere curdo, aderente all'islam e iscritto al partito Hdp che si oppone al partito di governo.