Tre accoltellamenti nel giro di poche ore nel Riminese tutti sferrati dalla stessa mano, mossa dalla gelosia. Arrestato un cittadino di origini albanesi di 54 anni. Nel primo pomeriggio la chiamata ai Carabinieri di Riccione. Intorno alle 13 infatti a Morciano di Romagna l'uomo ha prima brutalmente percosso e accoltellato all'addome l'ex moglie per poi dirigersi verso Rimini.
E una volta giunto a Miramare, è entrato in un hotel di Viale Regina Margherita affrontando e colpendo più volte, sempre armato di coltello, il gestore - un riminese di 47 anni -, convinto che quest'ultimo stesse intrattenendo una relazione proprio con la ex. Sul posto immediato l'intervento della Squadra Mobile. L'aggressore è stato subito rintracciato e fermato all’interno dell’albergo e accompagnato in Questura, quindi condotto in carcere.
La donna è stata trasportata con l'elisoccorso all'ospedale Bufalini di Cesena dove si trova in prognosi riservata; condizioni di massima gravità anche per il 47enne albergatore trasferito all'ospedale Infermi di Rimini dove adesso lotta tra la vita e la morte. Nella colluttazione è rimasta ferita, ma in maniera più lieve, anche la sorella del riminese intervenuta per difenderlo. E' stata già dimessa con una prognosi di 30 giorni.
Il 53enne albanese arrestato era accusato di stalking alla donna, che perseguitava, da ottobre 2020, con minacce di morte, pedinamenti, episodi aggressivi. Segnalando la gravità delle condotte e il rischio di reiterazione la Procura di Rimini, con il pm Davide Ercolani, aveva chiesto la custodia cautelare in carcere. Ma il Gip Benedetta Vitolo, a novembre 2021, aveva disposto la misura del divieto di avvicinamento a lei, ai luoghi da lei frequentati e il divieto di comunicare, ritenendo che il rischio di recidiva fosse così fronteggiabile.
L'ex marito, era accusato di aver offeso e minacciato costantemente la moglie, sua connazionale, costringendola a fuggire in Albania, dopo la separazione, tra marzo e ottobre 2020. Quando lei era da poco tornata, pensando che l'uomo si fosse tranquillizzato, lui si sarebbe presentato a casa, aggredendola alle spalle. Lei per un periodo era stata all'estero da parenti, per paura. In un'occasione le avrebbe detto che se raccontava le violenze al figlio li avrebbe ammazzati entrambi.
A novembre 2021 l'ha attesa ancora una volta sotto casa e, dopo aver notato che riceveva una telefonata, a cui non rispondeva, ha iniziato a minacciarla, urlando e pretendendo di sapere chi fosse stato a chiamarla: "Se non richiami il numero ti brucio viva, se mi denunci e mi mettono in carcere quando esco ti ammazzo". Poco dopo la la donna era tornata a integrare la denuncia fatta una prima volta, a dicembre 2020. Il pm Ercolani il 10 novembre 2021 ha chiesto la custodia cautelare in carcere, ritenendola misura idonea e proporzionata. Il Gip, nel disporre una misura meno afflittiva, aveva anche tenuto conto dell'incensuratezza dell'indagato e aveva valutato che l'uomo fosse sufficientemente dotato di autocontrollo per rispettare il provvedimento.