L’ archiviazione non mette la parola fine al caso patente. Tito Masi, quale consigliere e membro della commissione affari di giustizia, si e’ visto negare l’invio di una copia del decreto e dell’intero fascicolo. Richiesta fatta il 25 luglio al magistrato dirigente alla quale aveva risposto il commissario della legge Vittorio Ceccarini, titolare dell’inchiesta. Per legge, non essendo Masi parte processuale nel procedimento penale, aveva risposto negativamente. Risposta che non ha soddisfatto l’esponente di Ap. Una nuova lettera in cui parla di scelte discutibili e non equilibrate, quelle che hanno portato all’archiviazione del fascicolo, di argomentazioni cavillose e conclusioni , almeno all’ apparenza ,viziate da un atteggiamento di favore nei confronti degli indagati e della politica. Pur riconoscendo – scrive Masi – che sia Francini che il comandante Vicini hanno dichiarato il falso. “Le ho chiesto i documenti – prosegue – in attuazione dei compiti affidatimi dalla legge e nella mia qualità di consigliere e membro della commissione giustizia.” Il no dal tribunale per il capogruppo di Ap, non e’ suffragato neppure dalla legge citata nella notifica, un riferimento definito improprio. Per Masi con il mancato accoglimento della richiesta Ceccarini vuole evitare di sottoporre a verifica il suo operato, facendo sorgere il dubbio che abbia qualcosa da nascondere o di cui temere. Una lettera che si conclude con la richiesta di riconsiderare la decisione assunta. Nessun commento ufficiale dal tribunale. Sembra che il decreto di archiviazione fosse comunque di dominio pubblico dal momento che, come prevede la legge, è stato inviato non solo alle parti interessate, L’ex segretario Fracini e il comandante Vicini, ma anche ai 5 consiglieri dell’ opposizione che avevano dato avvio all’indagine. Casali, Morri, Bollini, Rossi e Sansovini. Le ragioni che hanno portato all’archiviazione del caso patente sono scritte nel decreto, possono non piacere, ma sono nero su bianco.
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