Michela ha 21 anni ha studiato al Centro di Formazione Professionale ottenendo l’attestato di qualifica professionale di estetista e sta svolgendo uno stage da ormai 6 mesi presso un centro estetico.
Michela lavora 8 ore al giorno e prende circa 500 euro al mese ma non è al suo primo stage questo è già il secondo nel precedente aveva effettuato uno stage presso un’altra azienda e in quel caso dopo 6 mesi era stata mandata via per far spazio ad un’altra giovane studente del CFP.
Questo è possibile in quanto nel Decreto Mussoni attualmente in vigore i periodi di stage si sono allungati fino a 9 mesi presso 3 aziende diverse dando alle aziende nuovi strumenti di assunzione assolutamente appetibili, ma a spese dei lavoratori, delle loro sicurezze, dei loro redditi e dei loro contributi pensionistici.
Non che le cose migliorino con il progetto Beluzzi in quanto continueranno a non esserci obblighi di assunzione al termine dello stage di 9 mesi ma ci sarà un salario minimo (pari al 50% del salario medio territoriale).
Ma c’è di più Michela non maturerà nemmeno i diritti per accedere agli ammortizzatori sociali rimanendo completamente fuori dal mercato del lavoro in quanto sappiamo bene come sia difficile per chi non prende la mobilità essere chiamato per un colloquio o per possibili assunzioni, visto il nostro sistema di incentivi che incentiva le imprese che assumono persone con ammortizzatori sociali.
I dati lo dimostrano, la disoccupazione giovanile cresce a vista d’occhio, 690 giovani sotto i 35 anni non hanno lavoro rispetto ai 1335 disoccupati totali, e i giovani sono coloro che finito di studiare non avendo ammortizzatori sociali non sono attrattivi e sono sempre più fuori dal mercato del lavoro. Inoltre va considerato che i giovani emigrano nella misura di 100 all’anno nella speranza di trovare lavoro all’estero.
Nel caso di Michela più che di stages aziendale parliamo di sfruttamento legalizzato senza certezza e come lei ci sono tanti altri ragazze (oltre il 65% dei disoccupati sono donne) e ragazzi che vivono la sua stessa situazione. La politica deve dare risposte!
Il Progetto Lavoro di Cittadinanza Attiva prevede incentivi alle aziende che assumono e una maggiore tutela nei confronti dei lavoratori; il tutto per arrivare ad una stabilità contrattuale, che eviti che l’azienda prenda il lavoratore, lo usi (a stipendio ridotto e pagato dallo Stato) e poi lo mandi via come successo a Michela.
Cercheremo, nella serata del 3 Marzo alla Casa del Castello di Serravalle, di chiarire agli interessati la nostra intera proposta. Presenteremo il progetto ai Cittadini e chiederemo la loro opinione, che sia di suggerimento o critica.
comunicato stampa
Cittadinanza Attiva
Michela lavora 8 ore al giorno e prende circa 500 euro al mese ma non è al suo primo stage questo è già il secondo nel precedente aveva effettuato uno stage presso un’altra azienda e in quel caso dopo 6 mesi era stata mandata via per far spazio ad un’altra giovane studente del CFP.
Questo è possibile in quanto nel Decreto Mussoni attualmente in vigore i periodi di stage si sono allungati fino a 9 mesi presso 3 aziende diverse dando alle aziende nuovi strumenti di assunzione assolutamente appetibili, ma a spese dei lavoratori, delle loro sicurezze, dei loro redditi e dei loro contributi pensionistici.
Non che le cose migliorino con il progetto Beluzzi in quanto continueranno a non esserci obblighi di assunzione al termine dello stage di 9 mesi ma ci sarà un salario minimo (pari al 50% del salario medio territoriale).
Ma c’è di più Michela non maturerà nemmeno i diritti per accedere agli ammortizzatori sociali rimanendo completamente fuori dal mercato del lavoro in quanto sappiamo bene come sia difficile per chi non prende la mobilità essere chiamato per un colloquio o per possibili assunzioni, visto il nostro sistema di incentivi che incentiva le imprese che assumono persone con ammortizzatori sociali.
I dati lo dimostrano, la disoccupazione giovanile cresce a vista d’occhio, 690 giovani sotto i 35 anni non hanno lavoro rispetto ai 1335 disoccupati totali, e i giovani sono coloro che finito di studiare non avendo ammortizzatori sociali non sono attrattivi e sono sempre più fuori dal mercato del lavoro. Inoltre va considerato che i giovani emigrano nella misura di 100 all’anno nella speranza di trovare lavoro all’estero.
Nel caso di Michela più che di stages aziendale parliamo di sfruttamento legalizzato senza certezza e come lei ci sono tanti altri ragazze (oltre il 65% dei disoccupati sono donne) e ragazzi che vivono la sua stessa situazione. La politica deve dare risposte!
Il Progetto Lavoro di Cittadinanza Attiva prevede incentivi alle aziende che assumono e una maggiore tutela nei confronti dei lavoratori; il tutto per arrivare ad una stabilità contrattuale, che eviti che l’azienda prenda il lavoratore, lo usi (a stipendio ridotto e pagato dallo Stato) e poi lo mandi via come successo a Michela.
Cercheremo, nella serata del 3 Marzo alla Casa del Castello di Serravalle, di chiarire agli interessati la nostra intera proposta. Presenteremo il progetto ai Cittadini e chiederemo la loro opinione, che sia di suggerimento o critica.
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Cittadinanza Attiva
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