Una lettera di dimissioni con in calce 18 firme. E’ l’atto ufficiale con il quale Zona Franca si stacca dal partito dei socialisti e dei democratici. Il documento e’ giunto alla fine di una riunione fiume che si e’ conclusa solo a tarda notte ed è stato consegnato nel pomeriggio di ieri dai decani della corrente: Roberto Tamagnini e Gastone Pasolini, al segretario e presidente del Psd. Alla lettera i componenti di Zona Franca allegano un documento in cui spiegano le ragioni della fuoriuscita e un manifesto per la costituzione di una sinistra sociale e radicale, che vuole essere il progetto politico della nuova forza composta da due consiglieri. 'Alla base della separazione il fatto che – ammette Francesca Michelotti - il progetto di unificazione delle sinistre e’ fermo, visti i rancori nei confronti dei fuoriusciti passati, presenti e futuri, senza alcuna volontà di riprendere il dialogo'. Fermo anche il progetto dell’ alternanza, non perseguito secondo l’esponente di zona franca, con determinazione. La corrente non ritiene inoltre che ci sia con il Psd la medesima percezione dell’ urgenza e dell’utilità di una svolta al sistema politico sammarinese.
'E' stata una scelta sofferta – prosegue la Michelotti - e non vogliamo che venga considerata contro l’unificazione delle sinistra, anzi vogliamo il contrario: il Psd e’ uno dei nostri referenti principali. Ci divide l’urgenza del cambiamento. Ci riteniamo alternativi alla Dc non per ragione ideologica, ma perche’ forza conservatrice che non ha interesse a cambiare le cose'. Ancora prematuro pensare al futuro, perche’la corrente attende ora un confronto con l’esecutivo del partito, dopodiché si guarderà intorno mettendosi al servizio di una politica sociale collocata ovviamente a sinistra. Non e’ esclusa l’ipotesi, anticipata ieri da Ivan Foschi, che vadano a costituire una sorta di alleanza con Rifondazione Comunista e per la costituzione di un gruppo consiliare federativo. Il primo commento in casa Psd è del segretario: 'Per noi l’unificazione non e’ messa in discussione, il vero progetto della sinistra, e anche quelli usciti dovranno ritornare a parlare con noi. Per Mauro Chiaruzzi il governo straordinario dovrà andare in fondo al suo percorso per poi dare la parola agli elettori'.
'E' stata una scelta sofferta – prosegue la Michelotti - e non vogliamo che venga considerata contro l’unificazione delle sinistra, anzi vogliamo il contrario: il Psd e’ uno dei nostri referenti principali. Ci divide l’urgenza del cambiamento. Ci riteniamo alternativi alla Dc non per ragione ideologica, ma perche’ forza conservatrice che non ha interesse a cambiare le cose'. Ancora prematuro pensare al futuro, perche’la corrente attende ora un confronto con l’esecutivo del partito, dopodiché si guarderà intorno mettendosi al servizio di una politica sociale collocata ovviamente a sinistra. Non e’ esclusa l’ipotesi, anticipata ieri da Ivan Foschi, che vadano a costituire una sorta di alleanza con Rifondazione Comunista e per la costituzione di un gruppo consiliare federativo. Il primo commento in casa Psd è del segretario: 'Per noi l’unificazione non e’ messa in discussione, il vero progetto della sinistra, e anche quelli usciti dovranno ritornare a parlare con noi. Per Mauro Chiaruzzi il governo straordinario dovrà andare in fondo al suo percorso per poi dare la parola agli elettori'.
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