Gabriele Gatti, l'ex leader Dc, uomo politico forte a San Marino per oltre 20 anni, nega le trame politiche emerse in recenti articoli di stampa, che hanno riportato suoi colloqui con un interlocutore anonimo. Conferma invece l'avversità al Commissario della Legge Buriani
Non sto tramando per manovrare la politica sammarinese da dietro le quinte e non voglio tornare in politica. Questo, in estrema sintesi, il messaggio che Gabriele Gatti ha voluto lanciare, nella conferenza stampa che ha indetto dopo alcuni articoli apparsi sulla stampa locale. Un quotidiano, per alcuni giorni, ha infatti rivelato i contenuti di una o più conversazioni di Gatti, probabilmente registrate a sua insaputa da una persona con cui era in estrema confidenza. Gatti avrebbe dichiarato, al suo interlocutore, di poter intervenire sia sulla Dc, sia su qualcuno di Rete, sia – soprattutto – su Civico10: “Se io avessi detto...o ho detto una cosa di questo tipo... ho detto una pataccata... Che io, in una chiacchierata animata – afferma Gatti - abbia millantato queste cose, dicendo che sarebbe caduto il Governo, era oggetto di una mia valutazione. E si vedeva da tempo...Alcune persone, probabilmente per colpa mia, sono state ingiustamente messe nel mezzo. E per questo faccio il 'mea culpa'”. Dunque Gatti ammette di poter aver detto millanterie, sul fronte politico, in una conversazione informale, con una persona che conosce da una vita, mentre le pesanti considerazioni sul Commissario della Legge Alberto Buriani, che circa quattro anni fa lo fece arrestare, le conferma e aggrava, ricordando i contenuti di una denuncia in Tribunale che ha presentato: “Quattro anni fa – dichiara Gatti – la mia vita è stata distrutta...rovinata. Pensate alle mie figlie, alla mia famiglia...Sono emersi, prima del mio arresto, incontri politici, che ci sono stati, presieduti dal Commissario Buriani”. Su tutto questo c'è un'indagine in corso che dovrà accertare come realmente sono andate le cose. A proposito del suo arresto e della detenzione in carcere per 8 mesi Gatti ha reso noto di aver presentato ricorso, da tempo, anche ad una Commissione Onu, sulle detenzioni politiche.