Una crisi politica di Governo che di fatto è bloccata e che non è ancora stata aperta ufficialmente a livello parlamentare e istituzionale. Affinché ciò avvenga è infatti necessario che almeno 30 consiglieri si dimettano e per raggiungere quella quota servono quelli di maggioranza. Al momento solo uno, Mattia Guidi, di Civico 10, ha messo a disposizione il mandato 'senza se e senza ma', mentre il coordinatore Luca Boschi ha detto che tutti i consiglieri del suo gruppo sono pronti a dimettersi e ad aprire la crisi, ma solo dopo aver riavviato il tavolo istituzionale per definire il bilancio e la road map sulle urgenze e le emergenze della Repubblica.
Su posizioni analoghe SSD mentre RF, con il capogruppo Giorgetti, invita a ragionare più sul percorso condiviso da intraprendere, che sulle date. L'opposizione, unita, ieri pomeriggio e ieri sera ha ribadito la richiesta di apertura ufficiale della crisi e una scadenza precisa per le elezioni: solo a queste condizioni è disponibile a sedere al tavolo istituzionale, per scrivere il bilancio e l'agenda politica per traghettare e proiettare il paese in una nuova legislatura.
Matteo Zeppa ha annunciato, intanto, le dimissioni del gruppo consiliare di Rete invitando gli altri gruppi a fare altrettanto, per senso dello Stato. Anche Alessandro Mancini del Ps ha messo a disposizione le dimissioni del suo gruppo dicendosi convinto che tutti i consiglieri di opposizione sono pronti a fare altrettanto "ma - ha poi aggiunto - devono arrivare le dimissioni dei consiglieri di maggioranza". Analoga la linea di Dalibor Riccardi (Res) e del Psd, così come dichiarato da Iro Belluzzi. Dunque la situazione è in stallo.
C'è da parte di tutti la consapevolezza di essere a fine legislatura, ma non c'è l'accordo su come fare l'ultimo tratto. Irrisolto il dilemma sull'ordine delle azioni da mettere in atto ovvero se procedere velocemente con le dimissioni di tutti e lo scioglimento del Consiglio come chiede l'opposizione oppure se posticipare questo atto alla redazione condivisa del bilancio 2020 con indicazioni anche sul dopo.
Oggi i lavori riprendono dalla risposta alle interrogazioni e alle interpellanze poi si passerà alle modifiche, prevalentemente di ordine tecnico, della legge elettorale, che quindi sarà pronta per poter essere utilizzata. Ma lunedì prossimo l'aula sarà chiamata a nominare i prossimi Capitani Reggenti e proprio quello potrebbe essere un passaggio chiave per accelerare o rallentare la strisciante crisi politica della maggioranza. Secondo indiscrezioni, infatti, nei contatti informali tra i partiti che continuano a tenersi fuori dall'aula, è ancora in ballo l'opzione della Reggenza di Garanzia con un Reggente alla maggioranza e uno all'opposizione che andrebbe, probabilmente, al Pdcs. Ma chi e in cambio di cosa, tra Civico 10 e Repubblica Futura, è disposto a cedere uno scranno reggenziale che gli spetterebbe di diritto, secondo lo schema finora seguito? Lo scopriremo non più tardi di lunedì pomeriggio. Resta in piedi, naturalmente, anche la possibilità di una Reggenza espressione della maggioranza uscente ma le forze politiche stanno tardando più del solito ad ufficializzare le candidature e anche questo viene interpretato come un segnale di incertezza.
Governo in stallo: maggioranza pronta a dimettersi ma solo se prosegue il tavolo istituzionale
Oggi si torna in aula. L'opposizione chiede le dimissioni dei consiglieri dei partiti di Governo per poi condividere il Bilancio 2020 e andare rapidamente al voto
12 set 2019
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