“Inorridito e straziato”. Così il Segretario Generale dell'Onu Ban Ki moon che, di fronte alle tragedie dell'immigrazione nel Mediterraneo, decide di convocare per il 30 settembre al palazzo di vetro un vertice internazionale. Fare presto è l'invito anche della Casa Bianca. L'Europa finora ha fatto poco per aiutare Italia e Grecia, i Paesi dove approdano molti dei rifugiati che fuggono dalle guerre in Medio Oriente. La critica è del New York Times, che sottolinea come l'Unione Europea abbia in generale fallito nel mettere a punto un sistema condiviso di quote, puntando il dito in particolare su Francia e Regno Unito fino a questo momento determinati nel fermare il flusso di disperati ai loro confini. L'orrore dei tir che trasportano cadaveri nel cuore del vecchio continente sembra aver risvegliato le coscienze. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha lanciato un appello ai partner europei perchè si accordino su un piano comune. Ha superato la soglia dei 300.000 il numero di rifugiati e migranti che hanno attraversato il Mediterraneo dall'inizio dell'anno. Ma molti non ce l'hanno fatta e si stima che circa 2.500 siano morti nel tentativo di raggiungere l'Europa via mare. Provengono da paesi colpiti da violenze e conflitti, come la Siria, l'Iraq e l'Afghanistan e hanno bisogno di protezione internazionale. Numeri schiaccianti per i pochi singoli paesi ormai sovraccarichi. Numeri gestibili attraverso risposte congiunte e coordinate a livello europeo. La Siria e la Libia ci appaiono tragedie improvvise ma l'Europa è stata a lungo complice di questo percorso. Troppo faticoso, difficile e costoso sistemare il Medio Oriente. Oggi serve la consapevolezza che questi popoli non torneranno più indietro perchè non c'è un posto dove tornare.
Sonia Tura
Sonia Tura
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