Come emerso ieri in Ufficio di Presidenza lunedì prossimo i Capitani Reggenti firmeranno il decreto di scioglimento del Consiglio Grande e Generale. Convocato intanto, per il giorno successivo, il tavolo istituzionale.
Dal decreto di scioglimento del Consiglio dovranno trascorrere almeno 60 giorni per le elezioni. Stando alla normativa dovrebbero passare, inoltre, sei mesi, dal referendum dello scorso 2 giugno e la prima data utile sarebbe l'8 dicembre, ma si tende ad escludere, forse in chiave “spending review” perché festivo e più costoso per la pubblica amministrazione. Si passerebbe di conseguenza al 15 dicembre, anche se c'è chi ritiene possibile, come data per le elezioni, addirittura il 1° dicembre. Lunedì l'arcano sarà sciolto con il decreto Reggenziale che fisserà la data precisa e gli adempimenti da assolvere, a Consiglio sciolto, compreso l'ultimo atto e cioè il bilancio 2020.
Di certo, in ogni caso, dovranno essere rinviate le elezioni delle Giunte di Castello che erano state già fissate per il 15 dicembre. Intanto sono state diramate le convocazioni per la riunione organizzativa del tavolo istituzionale: si terrà martedì 24 settembre alle 16.30 a Palazzo Begni. Sono state invitate tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio ma non le parti sociali. “Saranno invitate – chiarisce Giuseppe Morganti di SSD – alla prima vera riunione operativa”.
“Non è un bell'inizio. Nessuno – commenta il Segretario della Csdl Giuliano Tamagnini – ci ha chiesto di partecipare. Ho visto solo l'ordine del giorno approvato all'unanimità in Consiglio. Sono mesi che non abbiamo rapporti con la politica”. “Se ci chiameranno al confronto – dichiara il Segretario della Cdls Gian Luca Montanari – non ci sottrarremo, ma come si fa a prendere delle decisioni serie – si chiede - se il Governo che verrà le potrebbe stravolgere? Ad ogni modo riteniamo che la prima emergenza da affrontare sia la crisi del sistema bancario e a seguire la riforma fiscale e quelle strutturali”. Anche per Giorgia Giacomini, segretario dell'Usl, si dovrebbe partire dal settore bancario. “Ci siederemo al tavolo – aggiunge – ma non verremo meno al nostro ruolo di tutela dei lavoratori e delle pensioni. Chiederemo maggiore trasparenza sui numeri e sui dati. No a riforme non condivise o recessive”. Secondo la Presidente dell'Anis Neni Rossini “C'è l’assoluta necessità di un confronto responsabile che unisca politica e parti sociali nella ricerca delle migliori soluzioni, a maggior ragione in una fase così critica”. Bene il tavolo istituzionale, dunque, ma “nella consapevolezza che lo strumento di per sé non può garantire alcun risultato. Solo le intenzioni, la vera volontà e le capacità di chi coordinerà il tavolo e di chi lo comporrà potranno determinarne il successo o l’ulteriore fallimento”. Anche per l'Anis la priorità da affrontare è la crisi del sistema bancario.