Mettere da parte le correnti, i personalismi che mettono a rischio l'esistenza stessa del partito e con centrarsi sulle ricette per uscire da una crisi che ha portato una tensione sociale mai vista in Repubblica. Numerosi interventi nel pomeriggio hanno seguito questo spartito, insieme ad un diffuso biasimo per le scelte compiute dall'ex presidente Denise Bronzetti.
Dominante è il tema dell'Europa, visto come strategico per una futura ripartenza del Paese. Un congresso dunque concentrato, almeno in apparenza, sul fare, sulle idee, ma i "big" del partito, nel frattempo in una saletta attigua, si confrontavano in modo serrato alla ricerca di una quadra sul nome del segretario evidentemente molto difficile da trovare. Ecco allora riemergere il problema delle diverse anime in seno al partito, e nell'intervento di Iro Belluzzi era evidente il rammarico e quella nostalgia quando con il pensiero è andato all'entusiasmo che si respirava nel corso del primo congresso. Ora la situazione riconosciuta è completamente cambiata, "dobbiamo tornare a quello spirito". Sull'azione di governo non sono mancati appunti: "i nostri segretari di Stato - ha detto un giovane rampante come Enrico Carattoni - devono fare sentire di più la propria voce, devono sbattere i pugni sul tavolo".
Molto atteso l'intervento di Giuseppe Morganti, uno dei protagonisti di questo congresso, che ha rivendicato la lungimiranza di alcune scelte compiute dal Psd in primis il cammino verso la trasparenza. E mentre nei giorni scorsi si ventilavano ipotesi di scissione Morganti ha parlato invece di necessità di ricucitura della diaspora socialista aprendo anche a Sinistra Unita e movimenti, Civico 10 in particolare. Tutto ciò mantenendo slada l'alleanza con la Dc. Nell'estate del 2009 - ha rivelato Claudio Felici - ho pensato di smettere con la politica perchè i miei sforzi per l'unione dell'area riformista furono frustrati dalla scissione del Psrs. Il partito ha avuto la forza per ripartire e ringrazio Gerardo Giovagnoli per aver guidato il Psd in quella difficile fase di transizione".
Gianmarco Morosini
Dominante è il tema dell'Europa, visto come strategico per una futura ripartenza del Paese. Un congresso dunque concentrato, almeno in apparenza, sul fare, sulle idee, ma i "big" del partito, nel frattempo in una saletta attigua, si confrontavano in modo serrato alla ricerca di una quadra sul nome del segretario evidentemente molto difficile da trovare. Ecco allora riemergere il problema delle diverse anime in seno al partito, e nell'intervento di Iro Belluzzi era evidente il rammarico e quella nostalgia quando con il pensiero è andato all'entusiasmo che si respirava nel corso del primo congresso. Ora la situazione riconosciuta è completamente cambiata, "dobbiamo tornare a quello spirito". Sull'azione di governo non sono mancati appunti: "i nostri segretari di Stato - ha detto un giovane rampante come Enrico Carattoni - devono fare sentire di più la propria voce, devono sbattere i pugni sul tavolo".
Molto atteso l'intervento di Giuseppe Morganti, uno dei protagonisti di questo congresso, che ha rivendicato la lungimiranza di alcune scelte compiute dal Psd in primis il cammino verso la trasparenza. E mentre nei giorni scorsi si ventilavano ipotesi di scissione Morganti ha parlato invece di necessità di ricucitura della diaspora socialista aprendo anche a Sinistra Unita e movimenti, Civico 10 in particolare. Tutto ciò mantenendo slada l'alleanza con la Dc. Nell'estate del 2009 - ha rivelato Claudio Felici - ho pensato di smettere con la politica perchè i miei sforzi per l'unione dell'area riformista furono frustrati dalla scissione del Psrs. Il partito ha avuto la forza per ripartire e ringrazio Gerardo Giovagnoli per aver guidato il Psd in quella difficile fase di transizione".
Gianmarco Morosini
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