Lunga riunione per la direzione del Psd, ieri sera a Murata. Black list, sviluppo e spending review gli argomenti principali.
Una data che di diritto entra nella storia di San Marino, quella del 12 febbraio, quando il Mef ha sancito l'uscita dalla black list; “da allora – sostiene il Psd – tutti hanno fatto a gara per accaparrarsi il merito di questo storico risultato. Ma, citando le parole scritte dallo stesso Ministero, 'l'elemento determinante è stata l'approvazione della riforma fiscale che persegue l'obiettivo di un recupero di efficienza nel prelievo tributario e lo avvicina a livelli adeguatamente congrui rispetto a quelli italiani'. Riforma voluta dal Psd – sottolinea lo stesso partito – così come nel 2008, pur stando all'opposizione, un altro tassello importante è stata la legge sullo scambio automatico di informazioni, inizialmente così osteggiata. E' vero che ognuno ha fatto la sua parte – conclude il Psd – ma il nostro partito è stato determinante, sia dall'opposizione sia dal governo. La politica migliore è quella che sa immaginare il futuro senza indugiare nel passato”. Altro importante argomento, quello legato all'Europa, cui il Psd tende da sempre. Viene vista come opportunità fondamentale di crescita, l'accordo che San Marino si prepara a negoziare con l'Unione dovrà caratterizzare i prossimi 20 anni del Paese: “Sullo sviluppo – aggiunge il segretario Marina Lazzarini – serve una cabina di regia precisa, per non andare avanti a spot, come avvenuto per l'aeroporto Ridolfi, siamo rimasti sorpresi. Così come ci hanno lasciato esterrefatti le dichiarazioni di Ap sui presunti ritardi nell'applicazione della spending review: se ci sono state segreterie di Stato ad averla applicata sono state proprio le nostre”, è la risposta. Infine la direzione, prima di auspicare un allargamento del proprio orizzonte a tutte le forze riformiste, ha respinto le dimissioni di Mirko Tomassoni dagli organismi di partito, presentate contestualmente a quelle dal Consiglio.
Una data che di diritto entra nella storia di San Marino, quella del 12 febbraio, quando il Mef ha sancito l'uscita dalla black list; “da allora – sostiene il Psd – tutti hanno fatto a gara per accaparrarsi il merito di questo storico risultato. Ma, citando le parole scritte dallo stesso Ministero, 'l'elemento determinante è stata l'approvazione della riforma fiscale che persegue l'obiettivo di un recupero di efficienza nel prelievo tributario e lo avvicina a livelli adeguatamente congrui rispetto a quelli italiani'. Riforma voluta dal Psd – sottolinea lo stesso partito – così come nel 2008, pur stando all'opposizione, un altro tassello importante è stata la legge sullo scambio automatico di informazioni, inizialmente così osteggiata. E' vero che ognuno ha fatto la sua parte – conclude il Psd – ma il nostro partito è stato determinante, sia dall'opposizione sia dal governo. La politica migliore è quella che sa immaginare il futuro senza indugiare nel passato”. Altro importante argomento, quello legato all'Europa, cui il Psd tende da sempre. Viene vista come opportunità fondamentale di crescita, l'accordo che San Marino si prepara a negoziare con l'Unione dovrà caratterizzare i prossimi 20 anni del Paese: “Sullo sviluppo – aggiunge il segretario Marina Lazzarini – serve una cabina di regia precisa, per non andare avanti a spot, come avvenuto per l'aeroporto Ridolfi, siamo rimasti sorpresi. Così come ci hanno lasciato esterrefatti le dichiarazioni di Ap sui presunti ritardi nell'applicazione della spending review: se ci sono state segreterie di Stato ad averla applicata sono state proprio le nostre”, è la risposta. Infine la direzione, prima di auspicare un allargamento del proprio orizzonte a tutte le forze riformiste, ha respinto le dimissioni di Mirko Tomassoni dagli organismi di partito, presentate contestualmente a quelle dal Consiglio.
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