Valide solo 34 delle 584 firme in calce al referendum che chiedeva di stabilire un tetto massimo di 100mila euro all'anno, alla retribuzione dei dipendenti pubblici e degli enti allargati. In regola appena 40 delle 577 sottoscrizioni alla proposta di abolire il doppio quorum referendario. Numeri talmente clamorosi da far pensare ad un abbaglio collettivo. Dall'ultima tornata referendaria il Consiglio Grande e Generale ha adottato diverse modifiche. La legge qualificata sul referendum del 2013 ha cambiato le modalità di raccolta delle firme. E la legge notarile del 2014 ha definito i criteri per le modalità di autentica delle firme, pena la non ricevibilità. Quindi, se si è proceduto alla raccolta delle firme come è sempre stato fatto in passato, l'errore era inevitabile. Ma con le ultime modifiche di legge la rilevanza degli atti diventa penale. Per questo sono stati trasmessi all'Autorità giudiziaria. “Si sono cercati cavilli legislativi per cancellare più firme possibili, commenta un amareggiato Fabrizio Perotto. Se ci fossero anche stati vizi procedurali erano assolutamente superabili, perchè la volontà dei cittadini doveva essere preminente rispetto a eventuali imprecisioni. La sentenza, prosegue, considera addirittura non valida la modulistica, la stessa portata all'ufficiale di Stato civile. Quella del Collegio Garante è una sentenza non condivisibile, rimarca, perchè va a inficiare un percorso democratico iniziato oltre 3 mesi fa. Mi sarei aspettato, aggiunge, che si fosse verificato la veridicità delle firme raccolte da avvocati che svolgono quotidianamente la loro professione”. Per Fabrizio Perotto una delusione così forte che lo ha portato a ritirarsi dall'impegno politico all'interno di Alleanza Popolare, dove svolgeva il compito di responsabile amministrativo, e dalla Consulta socio-sanitaria. “Questo perchè, ribadisce, non condivido nella maniera più assoluta questa sentenza”. Intanto il Comitato promotore del Referendum per la preferenza unica ufficializza la partenza della campagna di raccolta delle firme per ridurre da 3 a 1 le preferenze ponendo così fine, scrive, “al deleterio e antidemocratico fenomeno delle cordate dei candidati, che nelle ultime tornate elettorali hanno pesantemente condizionato l'esercizio del voto”.
Sonia Tura
Sonia Tura
Riproduzione riservata ©