A San Marino è molto difficile fare impresa. La popolazione se ne era già accorta da un pezzo ma ora ce lo certifica anche Doing Business, l’indagine di Banca Mondiale che, prendendo in esame una serie di fattori tra cui, ad esempio, le modalità di rilascio delle autorizzazioni, le tempistiche e i costi di rilascio delle licenze ecc redige annualmente la classifica degli stati in cui è più facile fare impresa Ebbene, all’interno dell’ultima indagine San Marino è scivolato, nel giro di un anno, dalla posizione 89 alla 93 su 189 paesi censiti. Niente di irreparabile, già il fatto di essere presenti su un’indagine tenuta in considerazione a livello mondiale è una pubblicità non indifferente per San Marino. Immediato il comunicato stampa della Segreteria Industria che sottolinea come l’indagine non tenga conto della recente approvazione della nuova legge sulle licenze. Poco male, andrà meglio il prossimo anno. Ma senza andare a scomodare Banca Mondiale, vorremmo anche noi evidenziare un paio di punti deboli, anzi debolissimi, del nostro sistema che non solo non attirano gli imprenditori seri ma sono una porta spalancata per corruzione e malavita organizzata.
Discrezionalità del Congresso di Stato nel rilascio delle licenze (potere concessorio): abbiamo denunciato decine di volte quanto sia nocivo questo potere concentrato nelle mani dei 9 Segretari di Stato che decidono, per un’ampia gamma di settori, se concedere o meno la licenza per alcuni settori. Un potere che lascia ampio spazio a corruzione e conflitti di interesse. Un potere che lo stesso Segretario Arzilli ha detto di voler eliminare (in occasione dell’Assemblea ANIS di luglio 2014). Un proclama, uno slogan, una pubblicità regresso buona solo per attirare applausi ai convegni ma che la pratica smentisce clamorosamente. Perché Arzilli e Bene Comune quando hanno avuto l’occasione di superare il potere concessorio l’hanno respinta al mittente senza pensarci due volte. A marzo 2014 infatti, durante la discussione della nuova legge sulle licenze, RETE ha presentato un emendamento che eliminava del tutto il potere concessorio. Bocciato, ovviamente. Ma Arzilli non si è solo limitato a riconfermare la discrezionalità del Congresso di Stato, ha addirittura esteso la tipologia di settori merceologici su cui i Segretari di Stato hanno diritto di vita o di morte. Giusto poche settimane fa è stato emanato un nuovo decreto (ratificato in questo Consiglio) che estende ulteriormente questo potere (il n. 153 del 30 settembre 2014).
Mancanza di trasparenza, burocrazia elefantiaca: dalle visure delle imprese è impossibile risalire ai soci delle imprese o ai beneficiari effettivi, e tantissime volte l’amministratore unico è una testa di legno o prestanome, che dir si voglia. E poi la sempre bistrattata P.A.: informatizzazione inadeguata, mancanza di incrocio dei dati e di banche dati specifiche in grado di rilevare indici di anomali (fatturati importanti a inizio attività, sede inidonea ecc) sono lacune rilevate anche dalla Commissione Antimafia. Senza contare poi chele recenti indagini ci parlano di una P.A. piena di “clienti” di politici che forse sarebbe il caso di iniziare tenere in considerazione. Lungi da noi voler generalizzare (anche negli uffici pubblici ci sono brave persone che lavorano e spesso e volentieri coprono anche il lavoro dei lavativi) ma è un fattore di cui bisogna necessariamente tenere conto, visto che se nei posti chiave sono dislocate persone senza arte né parte, sarà difficile che siano competenti e in grado di fare il bene delle imprese sane, o delle nuove imprese che intendono avvicinarsi.
Confusione normativa: difficilissimo per i cittadini destreggiarsi nella normativa sammarinese, figuriamoci per chi viene da fuori e ha necessità di capire come muoversi nel nostro paese.
Riuscire a risolvere questi pochi punti, sarebbe già un inizio per rendere attrattivo il sistema sammarinese, che è quello che la Segreteria Industria si prefigge cercando di scalare la classifica Doing Business.
Anzi, sarebbe bene che si risolvessero subito perché se il sistema continua così non solo non arriveranno nuovi imprenditori, ma neppure i sammarinesi vorranno rimanere a San Marino.
Discrezionalità del Congresso di Stato nel rilascio delle licenze (potere concessorio): abbiamo denunciato decine di volte quanto sia nocivo questo potere concentrato nelle mani dei 9 Segretari di Stato che decidono, per un’ampia gamma di settori, se concedere o meno la licenza per alcuni settori. Un potere che lascia ampio spazio a corruzione e conflitti di interesse. Un potere che lo stesso Segretario Arzilli ha detto di voler eliminare (in occasione dell’Assemblea ANIS di luglio 2014). Un proclama, uno slogan, una pubblicità regresso buona solo per attirare applausi ai convegni ma che la pratica smentisce clamorosamente. Perché Arzilli e Bene Comune quando hanno avuto l’occasione di superare il potere concessorio l’hanno respinta al mittente senza pensarci due volte. A marzo 2014 infatti, durante la discussione della nuova legge sulle licenze, RETE ha presentato un emendamento che eliminava del tutto il potere concessorio. Bocciato, ovviamente. Ma Arzilli non si è solo limitato a riconfermare la discrezionalità del Congresso di Stato, ha addirittura esteso la tipologia di settori merceologici su cui i Segretari di Stato hanno diritto di vita o di morte. Giusto poche settimane fa è stato emanato un nuovo decreto (ratificato in questo Consiglio) che estende ulteriormente questo potere (il n. 153 del 30 settembre 2014).
Mancanza di trasparenza, burocrazia elefantiaca: dalle visure delle imprese è impossibile risalire ai soci delle imprese o ai beneficiari effettivi, e tantissime volte l’amministratore unico è una testa di legno o prestanome, che dir si voglia. E poi la sempre bistrattata P.A.: informatizzazione inadeguata, mancanza di incrocio dei dati e di banche dati specifiche in grado di rilevare indici di anomali (fatturati importanti a inizio attività, sede inidonea ecc) sono lacune rilevate anche dalla Commissione Antimafia. Senza contare poi chele recenti indagini ci parlano di una P.A. piena di “clienti” di politici che forse sarebbe il caso di iniziare tenere in considerazione. Lungi da noi voler generalizzare (anche negli uffici pubblici ci sono brave persone che lavorano e spesso e volentieri coprono anche il lavoro dei lavativi) ma è un fattore di cui bisogna necessariamente tenere conto, visto che se nei posti chiave sono dislocate persone senza arte né parte, sarà difficile che siano competenti e in grado di fare il bene delle imprese sane, o delle nuove imprese che intendono avvicinarsi.
Confusione normativa: difficilissimo per i cittadini destreggiarsi nella normativa sammarinese, figuriamoci per chi viene da fuori e ha necessità di capire come muoversi nel nostro paese.
Riuscire a risolvere questi pochi punti, sarebbe già un inizio per rendere attrattivo il sistema sammarinese, che è quello che la Segreteria Industria si prefigge cercando di scalare la classifica Doing Business.
Anzi, sarebbe bene che si risolvessero subito perché se il sistema continua così non solo non arriveranno nuovi imprenditori, ma neppure i sammarinesi vorranno rimanere a San Marino.
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