E' chiaro e non lascia adito a fraintendimenti il volantino in cui Civico10 spiega la proposta del reddito di cittadinanza, una sorta di sussidio in favore di alcune fasce di popolazione "a rischio", che non possono contare su reddito e ammortizzatori sociali. Questo sussidio verrebbe dato attingendo da coloro che, sempre secondo Civico10, hanno un reddito certo: pensionati, dipendenti PA , settore pubblico allargato, enti privati a partecipazione statale.
Si parla di solidarietà e di straordinarietà del contributo.
Insomma, da uno sguardo superficiale si potrebbe affermare che ci sono tutti gli ingredienti per una soluzione rapida ai diffusi problemi generati dalla crisi economica. A noi sembra più che altro voler mettere una pezza a un vestito vecchio e logoro per farlo sembrare meno sciatto.
Innanzitutto il concetto di base, a nostro avviso, è sbagliato.
Il reddito di cittadinanza dovrebbe essere un principio, una vera e propria visione della società, una rete di sicurezza per i cittadini più poveri e uno strumento per il loro reinserimento sociale, e non un semplice palliativo che, di qui a pochi mesi, dimostrerebbe tutti i suoi limiti e andrebbe ad acuire ulteriormente la tensione sociale.
Perché un onesto lavoratore dovrebbe privarsi di una parte del suo stipendio quando poi ci sono dirigenti della PA che addirittura percepiscono "premi" per fantomatici obiettivi raggiunti che nessuno ha mai stabilito né controllato?
Non è possibile, oltre che estremamente ingiusto, mettere di nuovo le mani in tasca alla gente in nome di una solidarietà che dovrebbe venire, prima di tutti, dallo Stato che invece continua a essere latitante e lontano dai problemi quotidiani della gente.
Occorre distinguere il principio del reddito di cittadinanza (quello vero, non la brutta copia) dalla necessità di trovare soluzioni rapide di sostegno ai più deboli senza per questo attingere esclusivamente da coloro che hanno redditi certi e dichiarati e incidere ancora - casomai la crisi non l'avesse già fatto abbastanza - sul loro potere d'acquisto.
Una soluzione rapida e indolore è, a nostro avviso, quella di ridurre la spesa pubblica e tagliare vitalizi, privilegi, indennità. In questo modo si avrebbe un'istantanea e cospicua disponibilità di denaro. L'abbiamo inserito nel programma elettorale e proposto in Consiglio Grande e Generale in occasione dell'ultima finanziaria, ma il Governo continua a fare orecchie da mercante.
E i liberi professionisti (commercialisti, avvocati, notai...) perché mai dovrebbero essere esonerati dalla proposta di Civico10? Proprio le categorie più agiate? Perché molti di loro in sede di dichiarazione dei redditi dichiarano meno di 2000€ l'anno ma nella vita reale conducono uno stile di vita da nababbi sotto gli occhi di tutti.
Il Movimento RETE sostiene il reddito di cittadinanza (o reddito minimo garantito) quello vero, quello che l'Europa definisce "dispositivo globale e coerente di lotta all'emarginazione sociale, il diritto fondamentale della persona a risorse e a prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana". Ma per arrivare a un tale obiettivo bisogna prima creare le condizioni, che attualmente non ci sono (e che questo Governo non ha alcun interesse a creare). Occorre una riforma fiscale e tributaria, la lotta all'evasione fiscale, occorre la certezza della pena; occorre ripensare integralmente le logiche del mondo del lavoro e il concetto di flessibilità intesa come possibilità di cambiare lavoro, fare nuova impresa sostenuti da una rete di sussidi che garantiscano una relativa sicurezza economica. Occorre cestinare il famigerato decreto Mussoni.
Non dobbiamo inventare niente, possiamo semplicemente replicare l'esperienza di alcuni Stati europei.
E probabilmente, se riuscissimo davvero a realizzare le riforme strutturali, a creare le condizioni per il reddito di cittadinanza, probabilmente del reddito di cittadinanza non ci sarebbe neppure bisogno.
Movimento R.E.T.E.
Si parla di solidarietà e di straordinarietà del contributo.
Insomma, da uno sguardo superficiale si potrebbe affermare che ci sono tutti gli ingredienti per una soluzione rapida ai diffusi problemi generati dalla crisi economica. A noi sembra più che altro voler mettere una pezza a un vestito vecchio e logoro per farlo sembrare meno sciatto.
Innanzitutto il concetto di base, a nostro avviso, è sbagliato.
Il reddito di cittadinanza dovrebbe essere un principio, una vera e propria visione della società, una rete di sicurezza per i cittadini più poveri e uno strumento per il loro reinserimento sociale, e non un semplice palliativo che, di qui a pochi mesi, dimostrerebbe tutti i suoi limiti e andrebbe ad acuire ulteriormente la tensione sociale.
Perché un onesto lavoratore dovrebbe privarsi di una parte del suo stipendio quando poi ci sono dirigenti della PA che addirittura percepiscono "premi" per fantomatici obiettivi raggiunti che nessuno ha mai stabilito né controllato?
Non è possibile, oltre che estremamente ingiusto, mettere di nuovo le mani in tasca alla gente in nome di una solidarietà che dovrebbe venire, prima di tutti, dallo Stato che invece continua a essere latitante e lontano dai problemi quotidiani della gente.
Occorre distinguere il principio del reddito di cittadinanza (quello vero, non la brutta copia) dalla necessità di trovare soluzioni rapide di sostegno ai più deboli senza per questo attingere esclusivamente da coloro che hanno redditi certi e dichiarati e incidere ancora - casomai la crisi non l'avesse già fatto abbastanza - sul loro potere d'acquisto.
Una soluzione rapida e indolore è, a nostro avviso, quella di ridurre la spesa pubblica e tagliare vitalizi, privilegi, indennità. In questo modo si avrebbe un'istantanea e cospicua disponibilità di denaro. L'abbiamo inserito nel programma elettorale e proposto in Consiglio Grande e Generale in occasione dell'ultima finanziaria, ma il Governo continua a fare orecchie da mercante.
E i liberi professionisti (commercialisti, avvocati, notai...) perché mai dovrebbero essere esonerati dalla proposta di Civico10? Proprio le categorie più agiate? Perché molti di loro in sede di dichiarazione dei redditi dichiarano meno di 2000€ l'anno ma nella vita reale conducono uno stile di vita da nababbi sotto gli occhi di tutti.
Il Movimento RETE sostiene il reddito di cittadinanza (o reddito minimo garantito) quello vero, quello che l'Europa definisce "dispositivo globale e coerente di lotta all'emarginazione sociale, il diritto fondamentale della persona a risorse e a prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana". Ma per arrivare a un tale obiettivo bisogna prima creare le condizioni, che attualmente non ci sono (e che questo Governo non ha alcun interesse a creare). Occorre una riforma fiscale e tributaria, la lotta all'evasione fiscale, occorre la certezza della pena; occorre ripensare integralmente le logiche del mondo del lavoro e il concetto di flessibilità intesa come possibilità di cambiare lavoro, fare nuova impresa sostenuti da una rete di sussidi che garantiscano una relativa sicurezza economica. Occorre cestinare il famigerato decreto Mussoni.
Non dobbiamo inventare niente, possiamo semplicemente replicare l'esperienza di alcuni Stati europei.
E probabilmente, se riuscissimo davvero a realizzare le riforme strutturali, a creare le condizioni per il reddito di cittadinanza, probabilmente del reddito di cittadinanza non ci sarebbe neppure bisogno.
Movimento R.E.T.E.
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