“Speriamo diventi legge dello Stato entro i primi 100 giorni della nuova legislatura”. Così Fausta Morganti, presidente del Comitato promotore incaricato di raccogliere le firme per presentare la riforma elettorale sottoforma di legge di iniziativa popolare. Il Psd ha rinunciato a portare la normativa in seconda lettura, “perché – spiega sempre la Morganti – l’opposizione l’avrebbe anche votata, diceva, ma noi facciamo ancora parte di un’alleanza e il nostro alleato non ha voluto alcuna modifica. Noi siamo leali, contrari a certi giochini di tipo parlamentare. La Dc li fa, ma noi no”, puntualizza. Durante la prima ed unica serata di pubblica presentazione della riforma sono già state raccolte le 60 firme necessarie alla presentazione, ad oggi divenute circa 90. “Ma noi vogliamo raccogliere più sottoscrizioni possibili, perché riteniamo che il Paese sia maturo per una riforma del genere, a differenza della politica”, puntualizza Vladimiro Selva. Una delle questioni maggiormente contese riguardava le cosiddette quote rosa “che quote rosa non sono – specifica Massimiliano Casali – perché l’elettore ha comunque la possibilità di votare candidati di un solo genere. Solo per la terza preferenza è obbligato a cambiarlo, ma potrebbe anche rinunciare alla terza scelta”. Fausta Morganti ricorda anche una raccomandazione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, che chiedeva agli Stati di garantire un 35-40% di presenza femminile nei vari Parlamenti. Al momento, solo la Svezia, col suo 51% di presenze rosa, l’ha recepita. San Marino vanta un 10%. “La nostra riforma – conclude Casali – mira a far sì che siano i cittadini a scegliere da chi vogliono essere governati: anche i programmi, in questo modo, non potranno essere cambiati in corso d’opera”.
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