"Il ministro Tremonti venga in Commissione a spiegare le ragioni di questa incresciosa situazione di stallo nel rapporto fra i due paesi. I ritardi sono eccessivi, gli accordi parafati, le questioni tecniche affrontate, non si capisce perché non si arrivi alla firma dell'ultima intesa". I componenti italiani della Commissione Affari Esteri, riunita congiuntamente a Montecitorio con quella sammarinese, non usano mezzi termini e manifestano la volontà di conoscere direttamente dal ministro dell'Economia quali siano gli eventuali ostacoli. Ma gli intenti della Commissione, e di conseguenza dei gruppi parlamentari, vanno oltre: l'ipotesi è quella di proporre anche una mozione parlamentare, per impegnare il governo italiano a procedere alla firma entro una data ben definita e non oltre quel termine. Il clima al quarto piano di Montecitorio è di decisa collaborazione, a San Marino si riconoscono i passi compiuti sulla strada della trasparenza, i progressi sul fronte normativo, l'adeguamento agli standard internazionali. Nulla osta a chiudere la partita delle intese e recuperare quelle condizioni di serenità nelle relazioni bilaterali. A Roma, San Marino incassa un risultato che forse neppure si aspettava. Il presidente della Commissione Esteri, Stefano Stefani, ha auspicato l'entrata in vigore degli accordi sottoscritti e la conclusione di quello già parafato. Lo stesso ha fatto il collega sammarinese, Gianfranco Terenzi, che dopo aver sottolineato i recenti passaggi legislativi ha parlato di un "embargo" causato dal decreto incentivi e lamentato la mancata disponibilità al dialogo da parte del governo italiano. "La questione non è più tecnica - è stato ribadito nei vari interventi - e richiede una soluzione politica. Si deve uscire dalla logica del sospetto". Fortemente critico l'onorevole, Renato Farina, "Da parte italiana - ha detto - c'è stato quasi l'uso della minaccia, il terrorismo dei controlli ai danni di chi ha rapporti commerciali con San Marino. Un atto assolutamente sbagliato". San Marino ha fatto sentire la propria voce, ha ribadito come inaccettabile l'atteggiamento italiano, invocato la soluzione politica. Rammentata in aula, da entrambe le parti, la condizione dei quasi 7mila lavoratori frontalieri. "Ci si scandalizza - ha detto l'onorevole Pini - se la Fiat licenzia 2.000 dipendenti. Ben maggiore sarebbe il peso della perdita del posto di lavoro per gli italiani occupati sul Titano". Consegnato al presidente Stefani il documento approvato all'unanimità dal Consiglio Grande e Generale. La Commissione congiunta, nella sua risoluzione, auspica la conclusione del lavoro ai tavoli tecnici bilaterali per varare la nuova convenzione contro le doppie imposizioni fiscali, e sollecita i governi a concludere il confronto in tempi rapidi per non pregiudicare gli interessi economici. Nel video le interviste a Stefano Stefani (Pres. Commissione parlamentare Esteri) e Gianfranco Terenzi (Pres. Commissione consiliare Esteri)
Sergio Barducci
Sergio Barducci
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