Il governo scrive la parola fine al contenzioso sull’applicazione delle aliquote previdenziali, relative alle ricostruzioni di carriera del personale stabilizzato del settore pubblico allargato.
Una decisione, quella della Segreteria di Stato per gli affari interni, che fa tirare un sospiro di sollievo ad oltre 200 dipendenti che si erano visti applicare l’aliquota in vigore dal 2006 anche agli stipendi arretrati.
L’articolo 54 della legge organica prevede che quando un dipendente chiede la ricostruzione di carriera – per fissare l’anzianità di servizio e la sua posizione contributiva – si prenda come punto fisso lo stipendio percepito nel momento in cui viene presentata la domanda.
In questa vicenda però non si è fatto riferimento solo allo stipendio ma anche all’aliquota contributiva che per anni – e fino al 2005 - è stata dell’1,6% e che dal 1 gennaio del 2006 è passata al 2,6%. Così, se la domanda di ricostruzione di carriera era stata presentata entro la fine del 2005 veniva applicata la vecchia aliquota su tutto il periodo ricostruito, mentre se la domanda era stata avanzata a partire dal 1° gennaio 2006 l’aliquota adottata era del 2,6% su tutti gli anni precedenti.
Pochi giorni di differenza che si traducevano in una disparità in busta paga molto consistente e nel pagamento di somme da parte del dipendenti, i cui arretrati non erano sufficienti a coprire i contributi.
Ora il governo ha emanato un atto interpretativo, stabilendo che – fino al 31 dicembre 2005 – vale per tutti l’applicazione dell’aliquota all’1,6%. I soldi, indebitamente trattenuti, ammontano ad oltre 400mila euro e a chi ha già pagato verranno restituiti.
Una scelta di legittimità ma, come sottolinea il Segretario di Stato per gli affari interni Valeria Ciavatta, anche una scelta politica perché il Governo non ha voluto far pagare a 200 persone le carenze dell’accordo tra il sindacato e il precedente esecutivo che si erano dimenticati di disciplinare questi aspetti e i dipendenti, nonostante le diverse trattative aperte con il sindacato, non sono diventati merce di scambio.
Una decisione, quella della Segreteria di Stato per gli affari interni, che fa tirare un sospiro di sollievo ad oltre 200 dipendenti che si erano visti applicare l’aliquota in vigore dal 2006 anche agli stipendi arretrati.
L’articolo 54 della legge organica prevede che quando un dipendente chiede la ricostruzione di carriera – per fissare l’anzianità di servizio e la sua posizione contributiva – si prenda come punto fisso lo stipendio percepito nel momento in cui viene presentata la domanda.
In questa vicenda però non si è fatto riferimento solo allo stipendio ma anche all’aliquota contributiva che per anni – e fino al 2005 - è stata dell’1,6% e che dal 1 gennaio del 2006 è passata al 2,6%. Così, se la domanda di ricostruzione di carriera era stata presentata entro la fine del 2005 veniva applicata la vecchia aliquota su tutto il periodo ricostruito, mentre se la domanda era stata avanzata a partire dal 1° gennaio 2006 l’aliquota adottata era del 2,6% su tutti gli anni precedenti.
Pochi giorni di differenza che si traducevano in una disparità in busta paga molto consistente e nel pagamento di somme da parte del dipendenti, i cui arretrati non erano sufficienti a coprire i contributi.
Ora il governo ha emanato un atto interpretativo, stabilendo che – fino al 31 dicembre 2005 – vale per tutti l’applicazione dell’aliquota all’1,6%. I soldi, indebitamente trattenuti, ammontano ad oltre 400mila euro e a chi ha già pagato verranno restituiti.
Una scelta di legittimità ma, come sottolinea il Segretario di Stato per gli affari interni Valeria Ciavatta, anche una scelta politica perché il Governo non ha voluto far pagare a 200 persone le carenze dell’accordo tra il sindacato e il precedente esecutivo che si erano dimenticati di disciplinare questi aspetti e i dipendenti, nonostante le diverse trattative aperte con il sindacato, non sono diventati merce di scambio.
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