C’è voglia d’Europa sui banchi del Consiglio Grande e Generale. Non solo nella maggioranza, che già si era espressa in favore di una pre-adesione, ma anche nelle fila delle opposizioni sembra farsi strada questa volontà di una maggiore integrazione. Si allarga quindi il fronte europeista, che stando alle dichiarazioni conterebbe quasi sui tre quarti dello schieramento consigliare. Posizioni emerse con chiarezza alla serata del PSD di sabato, dove senza tentennamenti si sono registrati schieramenti pro integrazione.
Ne è convinto il leader del Nuovo Partito Socialista, Augusto Casali, che sprona ad osare di più, considerando il semestre di presidenza a Strasburgo come un banco di prova brillantemente superato per un avvicinamento a Bruxelles.
Alleanza Popolare definisce una scelta responsabile il passaggio da paese terzo a paese associato, lo stesso fanno i Democratici di Centro, che invocano l’annunciata consulta per l’Europa.
Giovanni Lonfernini ritiene infatti si siano perse occasioni importanti in questi ultimi 15 anni.
I Popolari evidenziano che occorrono idee chiare e che senza progetti e proposte non si otterrà nulla. Chi dovrà decidere – spiega Angela Venturini – saranno però i cittadini e non il Governo.
Convinta della necessità di ricorso all’opinione degli elettori è anche Sinistra Unita, che dell’avvicinamento all’Europa ne ha fatto un preciso impegno politico; il coordinatore, Roberto Tamagnini, definisce troppo importante la questione per affidarla solo ad una maggioranza o ad un parlamento. Si deve interpellare la gente!
Più cauto Marco Arzilli , preoccupato si stia parlando troppo per slogan e senza una concezione reale degli effetti. Credo di più – confessa – negli accordi e nei trattati piuttosto che un ingresso a pieno titolo, cosa che del resto altri piccoli stati hanno fatto. Ma nessuno – aggiunge – ci ha ancora spiegato bene cosa comporti entrare o stare fuori dall’Europa.
Lo stesso sostiene Alleanza Nazionale, che invoca uno studio approfondito e puntuale prima di ogni pronunciamento. Non siamo pregiudizialmente contrari – spiega Sansovini – ma senza quelle verifiche tutto appare prematuro”.
Decisamente contraria invece Monica Bollini “Ci si può avvicinare all’Europa – spiega l’esponente dei Sammarinesi per la Libertà – adottando direttive o convenzioni specifiche, ma essere paese membro è tutt’altra cosa. Potremmo ottenere deroghe ai tratti fondanti dell’Europa, come libera circolazione e stabilimento delle persone e delle attività economiche, ma sarebbero temporanee e poi dovremmo adeguarci. Dunque attenzione, perché sbagliare certe scelte significa compromettere le nostre prerogative.
Storica è la posizione della DC, che insiste sull’aggiornamento dell’accordo di cooperazione firmato nel 1991, e l’approfondimento delle sue reali potenzialità, quelle ancora inespresse, come i membri della commissione europea – spiega Pasquale Valentini – ci hanno suggerito di fare. Chi dice che dovremmo entrare – prosegue il segretario democristiano – fa un’affermazione sconsiderata, che non tiene conto delle conseguenze. Si deve discutere – conclude – con gli organismi europei, per valutare il loro atteggiamento verso i piccoli paesi, che non mi pare così tranquillo, e non sull’onda di un generico europeismo ma sulle reali esigenze della comunità.
Prudenti, infine, gli Europopolari, che ritengono indispensabile l’aggiornamento dell’accordo del ‘91 ma riconoscono che su questo argomento San Marino debba riflettere con attenzione. Un dialogo al il quale dichiarano fin d’ora la loro disponibilità, ma attenzione – mettono in guardia – a non compiere passi falsi o mosse avventate.
Ne è convinto il leader del Nuovo Partito Socialista, Augusto Casali, che sprona ad osare di più, considerando il semestre di presidenza a Strasburgo come un banco di prova brillantemente superato per un avvicinamento a Bruxelles.
Alleanza Popolare definisce una scelta responsabile il passaggio da paese terzo a paese associato, lo stesso fanno i Democratici di Centro, che invocano l’annunciata consulta per l’Europa.
Giovanni Lonfernini ritiene infatti si siano perse occasioni importanti in questi ultimi 15 anni.
I Popolari evidenziano che occorrono idee chiare e che senza progetti e proposte non si otterrà nulla. Chi dovrà decidere – spiega Angela Venturini – saranno però i cittadini e non il Governo.
Convinta della necessità di ricorso all’opinione degli elettori è anche Sinistra Unita, che dell’avvicinamento all’Europa ne ha fatto un preciso impegno politico; il coordinatore, Roberto Tamagnini, definisce troppo importante la questione per affidarla solo ad una maggioranza o ad un parlamento. Si deve interpellare la gente!
Più cauto Marco Arzilli , preoccupato si stia parlando troppo per slogan e senza una concezione reale degli effetti. Credo di più – confessa – negli accordi e nei trattati piuttosto che un ingresso a pieno titolo, cosa che del resto altri piccoli stati hanno fatto. Ma nessuno – aggiunge – ci ha ancora spiegato bene cosa comporti entrare o stare fuori dall’Europa.
Lo stesso sostiene Alleanza Nazionale, che invoca uno studio approfondito e puntuale prima di ogni pronunciamento. Non siamo pregiudizialmente contrari – spiega Sansovini – ma senza quelle verifiche tutto appare prematuro”.
Decisamente contraria invece Monica Bollini “Ci si può avvicinare all’Europa – spiega l’esponente dei Sammarinesi per la Libertà – adottando direttive o convenzioni specifiche, ma essere paese membro è tutt’altra cosa. Potremmo ottenere deroghe ai tratti fondanti dell’Europa, come libera circolazione e stabilimento delle persone e delle attività economiche, ma sarebbero temporanee e poi dovremmo adeguarci. Dunque attenzione, perché sbagliare certe scelte significa compromettere le nostre prerogative.
Storica è la posizione della DC, che insiste sull’aggiornamento dell’accordo di cooperazione firmato nel 1991, e l’approfondimento delle sue reali potenzialità, quelle ancora inespresse, come i membri della commissione europea – spiega Pasquale Valentini – ci hanno suggerito di fare. Chi dice che dovremmo entrare – prosegue il segretario democristiano – fa un’affermazione sconsiderata, che non tiene conto delle conseguenze. Si deve discutere – conclude – con gli organismi europei, per valutare il loro atteggiamento verso i piccoli paesi, che non mi pare così tranquillo, e non sull’onda di un generico europeismo ma sulle reali esigenze della comunità.
Prudenti, infine, gli Europopolari, che ritengono indispensabile l’aggiornamento dell’accordo del ‘91 ma riconoscono che su questo argomento San Marino debba riflettere con attenzione. Un dialogo al il quale dichiarano fin d’ora la loro disponibilità, ma attenzione – mettono in guardia – a non compiere passi falsi o mosse avventate.
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