I vertici del Partito dei Socialisti e dei Democratici si dicono dispiaciuti, perché il progetto di unificazione delle forze riformiste di sinistra si complica sempre più, con l’abbandono prima dei tre consiglieri Volpinari, Rattini e Bollini, ed ora dei componenti di Zona Franca. Ma per i commenti ufficiali attendono di ricevere il documento elaborato da Francesca Michelotti e compagni, per conoscere le motivazioni della loro scelta. “Questo nuovo fatto non aiuta certo a raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissati”, si limita ad affermare il segretario del Psd Mauro Chiaruzzi. E’ quasi certo che, dopo la fuoriuscita dal partito, per Zona Franca inizierà un periodo di serrato confronto e di progressivo avvicinamento con Rifondazione Comunista. Il feeling consolidato negli ultimi tempi lascia intendere che i due movimenti uniranno le forze, ed anzi il segretario Ivan Foschi pensa ad un progetto quanto mai ambizioso: “E’ ovviamente ancora tutto prematuro – esordisce – ma la prospettiva di iniziare un percorso comune per dar vita ad una sinistra forte e che sia davvero alternativa al centro destra ci appare quanto mai allettante. Non sappiamo ancora dove tutto questo ci porterà – continua – se alla costituzione di un patto federativo o di un vero e proprio partito, ma l’ottimismo ci spinge a pensare di poter fare un buon lavoro”. Interlocutori saranno i tre fuoriusciti dal Psd e lo stesso Partito dei Socialisti e dei Democratici sempre che, come sostenuto anche da Zona Franca, compia una svolta più decisa a sinistra: “Cosa che finora non ha fatto – rileva Foschi – perché in posizione troppo subalterna rispetto alla Dc”.
Riproduzione riservata ©