Non hanno perso la speranza di portare quello che ormai è il loro ex partito sulle loro posizioni, e per questo continueranno a lavorare mantenendo aperto il dialogo, ma l’isolamento politico che dichiarano di aver subito e il vincolo delle gerarchie interne avevano loro legato le mani e oggi ritengono di poter fare di più dall’esterno per un progetto di unificazione della sinistra al quale credono fermamente e in particolare per l’affermazione di un sistema dell’alternanza. 'La nostra – spiegano gli aderenti a Zona Franca – è stata una scelta sofferta, una decisione dolorosa ma necessaria'. E ora, dopo un primo giro di consultazioni con gli esponenti di Rifondazione Comunista, Alleanza Popolare e Partito Socialista Nuova San Marino, la visione della strategia politica è per Zona Frana più chiara. 'Il primo passo – spiega Francesca Michelotti – è quello di un accordo di collaborazione, un patto di lealtà per lavorare attorno ad un obiettivo comune: scardinare l’attuale sistema politico, troppo legato ai vecchi schemi, inquinato da logiche affaristiche, ancorato a vecchie figure'. “Non crediamo – aggiungono – che questo sistema sia più in grado di rappresentare l’interesse collettivo”. Il patto deve vedere il concorso di tutte le forze della sinistra e di quelle di centro, come Alleanza Popolare con le quali il rapporto di collaborazione attiva è già iniziato, come pure i tre consiglieri che hanno già abbandonato il PSD. Un patto dal quale in futuro potrà nascere anche una nuova coalizione, di centro sinistra, contrapposta ad una di centro destra che ruota attorno alla Democrazia Cristiana. Questo al momento è ancora prematuro, ma si sta lavorando perché possa accadere. Nel frattempo si lavorerà insieme per rinnovare la politica e farla aderire il più possibile ai principi della moralità, della tutela del bene collettivo, per un maggiore equilibrio fra chi gestisce il potere e chi ha invece il compito di controllo. “Il momento politico è molto complesso – precisa Alessandro Rossi – e noi intendiamo muoverci su due livelli: il primo che tenda al cambiamento del sistema politico affermando la logica dell’alternanza; il secondo per costruire un cantiere nel quale possa nascere una elaborazione politica partecipata, per dare maggiore rappresentanza a chi si è battuto per l’affermazione della moralità, di politiche di rispetto ambientale e così via. Un cantiere che sappia sviluppare quelle questioni importanti che attengono allo sviluppo del paese e che oggi, frenate da lotte di potere e scontri politici, non vengono affrontate. Un approccio radicale – aggiunge Rossi - per cambiare il sistema sotto tutti gli aspetti'. E per questo Zona Franca chiama a contribuire anche le forze sociali e sindacali del paese.
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