Il sortilegio è spezzato: dopo anni da runner-up, da eterna seconda del baseball italiano ed estati di amari posti d'onore nelle feste altrui, è finalmente arrivato il momento – anche per i Pirati di Rimini – di festeggiare il titolo nazionale, il dodicesimo della storia neroarancio di via Monaco.
La finale con l'Unipol Bologna – dominatrice della regular season e pure del Round Robin di semifinale – è vera apoteosi per i ragazzi del Pipita Munoz, alla prima da coach in Riviera e subito scudettato.
Decisiva la vittoria al Gianni Falchi in gara1, dove i Pirati hanno minato le certezze dei felsinei – infallibili o quasi davanti al proprio pubblico. Il bis il giorno successivo è stato un macigno indigesto per il roster bolognese e nemmeno Marco Nanni è riuscito a toccare le corde giuste per imbastire la rimonta a partire dalla psiche dei suoi.
In casa Rimini non ha concesso nulla, vincendo 3-0 gara3 e stra vincendo una gara4 in cui l'Unipol poteva dire la sua specialmente in avvio, dove ha lasciato il corridore in terza nelle prime tre frazioni di gara.
Di lì al sesto è equilibrio assoluti, con Candelario e Rivero a suturare le mazze avversarie. Il pitcher felsineo si è sgretolato però al settimo inning, quello in cui Rimini allunga fino a sei: la valida di Bertagnon chiude la partita di Rivero, sostituito – malamente – da Cova, che subisce subito il 2-0 di Spinelli e il 3-0 di Di Fabio prima di commettere il balk del poker siglato da Spinelli. Sulla successiva rimbalzante di Olmedo, poi, Sambucci incespica aprendo le porte del 6-0 romagnolo. Scudetto già cucito sul petto, con un affranto Marco Nanni ad assistere impotente alle ultime battute di un anno che per Bologna poteva essere trionfale e che si è concluso con due sconfitte in finale tra Europa ed Italia. Ma non venitelo a dire ai tifosi dei Pirati, che da tre anni hanno conosciuto l'amarezza di una maledizione che – fosse tale – sarebbe ora sul groppone dell'Unipol.
I neroarancio tornano ad alzare lo scudetto al cielo di Rimini a nove anni di distanza dall'ultima volta: Candelario MVP, a suggello di un monte romagnolo impermeabile: solo 4 i punti concessi alle mazze bolognesi nelle 4 sfide giocate, a fronte di un attacco più che presente, dove spiccano le medie di Spinelli (.364) e Di Fabio (.308).
L'attesa è stata lunga e sofferta, ma il ritorno al successo è semplicemente epico. Ora viene il difficile: mantenersi sulla cresta dell'onda per non aprire un nuovo ciclo di quasi vittorie. Bologna ci sta già lavorando.
LP
La finale con l'Unipol Bologna – dominatrice della regular season e pure del Round Robin di semifinale – è vera apoteosi per i ragazzi del Pipita Munoz, alla prima da coach in Riviera e subito scudettato.
Decisiva la vittoria al Gianni Falchi in gara1, dove i Pirati hanno minato le certezze dei felsinei – infallibili o quasi davanti al proprio pubblico. Il bis il giorno successivo è stato un macigno indigesto per il roster bolognese e nemmeno Marco Nanni è riuscito a toccare le corde giuste per imbastire la rimonta a partire dalla psiche dei suoi.
In casa Rimini non ha concesso nulla, vincendo 3-0 gara3 e stra vincendo una gara4 in cui l'Unipol poteva dire la sua specialmente in avvio, dove ha lasciato il corridore in terza nelle prime tre frazioni di gara.
Di lì al sesto è equilibrio assoluti, con Candelario e Rivero a suturare le mazze avversarie. Il pitcher felsineo si è sgretolato però al settimo inning, quello in cui Rimini allunga fino a sei: la valida di Bertagnon chiude la partita di Rivero, sostituito – malamente – da Cova, che subisce subito il 2-0 di Spinelli e il 3-0 di Di Fabio prima di commettere il balk del poker siglato da Spinelli. Sulla successiva rimbalzante di Olmedo, poi, Sambucci incespica aprendo le porte del 6-0 romagnolo. Scudetto già cucito sul petto, con un affranto Marco Nanni ad assistere impotente alle ultime battute di un anno che per Bologna poteva essere trionfale e che si è concluso con due sconfitte in finale tra Europa ed Italia. Ma non venitelo a dire ai tifosi dei Pirati, che da tre anni hanno conosciuto l'amarezza di una maledizione che – fosse tale – sarebbe ora sul groppone dell'Unipol.
I neroarancio tornano ad alzare lo scudetto al cielo di Rimini a nove anni di distanza dall'ultima volta: Candelario MVP, a suggello di un monte romagnolo impermeabile: solo 4 i punti concessi alle mazze bolognesi nelle 4 sfide giocate, a fronte di un attacco più che presente, dove spiccano le medie di Spinelli (.364) e Di Fabio (.308).
L'attesa è stata lunga e sofferta, ma il ritorno al successo è semplicemente epico. Ora viene il difficile: mantenersi sulla cresta dell'onda per non aprire un nuovo ciclo di quasi vittorie. Bologna ci sta già lavorando.
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