Prendete la formazione più in forma del momento, la Sidigas Avellino, quella da sempre condannata a vincere, l'Emporio Armani Milano, e mettete il tutto in un contenitore da 9000 spettatori e agitando per bene. Ecco, avrete la miglior finale di Coppa che avreste potuto desiderare: una partenza a razzo, quella dell'Olimpia, che dopo aver fatto la conoscenza della pericolosità di Cervi nel pitturato e della chirurgica precisione di Acker dall'arco, inizia a scavare il solco lì dove si è scoperta impareggiabile: a rimbalzo e poi a canestro. Jenkins si conferma un cecchino da tre, lo spettacolo del Mediolanum racconta di un plebiscito milanese.
Eppure proprio in campo ostile Avellino ha vinto l'unica Coppa Italia della sua storia, e dopo un complesso primo quarto chiuso sotto di 10 per effetto del canestro plasmato da quella gran mano mancina di Krunoslav Simon, fa partita pari per i successivi tre quarti. Il problema è che non si avvicinerà mai a sufficienza per spaventare l'Emporio Armani, che fa sfoggio di tutte le soluzioni offensive a sua disposizione, dall'extra pass per liberare la bomba, all'aggressione del ferro.
Più complesso l'arrivo al canestro per Avellino, che sul contropiede di Acker arriva a due possessi di distanza dagli uomini di Repesa. C'è partita, c'è sempre stata: almeno fino alla folle tripla di mister finali Rakim Sanders. The Dream non ha mai perso una partita che fosse una, con trofeo in palio o senza un domani: non a caso è stato lui l'MVP a margine di una partita da 17 punti, 7 rimbalzi e 20 di valutazione.
Milano non permetterà più ad Avellino di avvicinarsi e sulla steal & dunk di Sanders viene giù il palazzetto e per poco pure il canestro. La partita qui è già finita e l'Olimpia vola con facilità verso il ferro e verso la sua quinta Coppa Italia, 20 anni dopo l'ultima volta, 20 anni dopo il double Scudetto e Coppa che diventa da oggi l'obiettivo stagionale.
É la settima Coppa Nazionale per Jasmin Repesa, la prima in Italia; ma non dimentichiamo Avellino; a testimonianza della bontà della prestazione dei ragazzi di Sacripanti c'è un dato curioso, paradossale: gli irpini hanno avuto una valutazione complessiva migliore dell'Olimpia: che la valutazione non premiasse la vincitrice è successo solo 10 anni fa, quando Napoli trionfò su Roma.
Hanno ragione i singoli allora, hanno ragione quelli di Repesa: inarrestabili sulle tre partite ravvicinate, le Scarpette Rosse hanno riscritto il record di tiri realizzati/tentati in finale come quello di rimbalzi raccolti complessivamente (47), al termine di una Final Eight da protagonista, dove il differenziale complessivo (+67 punti di scarto tra Venezia, Cremona e Avellino) è un nuovo primato del basket italiano.
Se ne farà una ragione Avellino, capace meno di un mese fa di battere Milano in campionato: ieri sera – Nunnally e compagni – avevano di fronte la storia.
LP
Eppure proprio in campo ostile Avellino ha vinto l'unica Coppa Italia della sua storia, e dopo un complesso primo quarto chiuso sotto di 10 per effetto del canestro plasmato da quella gran mano mancina di Krunoslav Simon, fa partita pari per i successivi tre quarti. Il problema è che non si avvicinerà mai a sufficienza per spaventare l'Emporio Armani, che fa sfoggio di tutte le soluzioni offensive a sua disposizione, dall'extra pass per liberare la bomba, all'aggressione del ferro.
Più complesso l'arrivo al canestro per Avellino, che sul contropiede di Acker arriva a due possessi di distanza dagli uomini di Repesa. C'è partita, c'è sempre stata: almeno fino alla folle tripla di mister finali Rakim Sanders. The Dream non ha mai perso una partita che fosse una, con trofeo in palio o senza un domani: non a caso è stato lui l'MVP a margine di una partita da 17 punti, 7 rimbalzi e 20 di valutazione.
Milano non permetterà più ad Avellino di avvicinarsi e sulla steal & dunk di Sanders viene giù il palazzetto e per poco pure il canestro. La partita qui è già finita e l'Olimpia vola con facilità verso il ferro e verso la sua quinta Coppa Italia, 20 anni dopo l'ultima volta, 20 anni dopo il double Scudetto e Coppa che diventa da oggi l'obiettivo stagionale.
É la settima Coppa Nazionale per Jasmin Repesa, la prima in Italia; ma non dimentichiamo Avellino; a testimonianza della bontà della prestazione dei ragazzi di Sacripanti c'è un dato curioso, paradossale: gli irpini hanno avuto una valutazione complessiva migliore dell'Olimpia: che la valutazione non premiasse la vincitrice è successo solo 10 anni fa, quando Napoli trionfò su Roma.
Hanno ragione i singoli allora, hanno ragione quelli di Repesa: inarrestabili sulle tre partite ravvicinate, le Scarpette Rosse hanno riscritto il record di tiri realizzati/tentati in finale come quello di rimbalzi raccolti complessivamente (47), al termine di una Final Eight da protagonista, dove il differenziale complessivo (+67 punti di scarto tra Venezia, Cremona e Avellino) è un nuovo primato del basket italiano.
Se ne farà una ragione Avellino, capace meno di un mese fa di battere Milano in campionato: ieri sera – Nunnally e compagni – avevano di fronte la storia.
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