'1.700 anni sono trascorsi dal momento in cui il vostro grande Santo Marino costituì in società civile e comunità ecclesiale la popolazione sammarinese. Da allora essa lo venera con grande devozione come suo fondatore e patrono'. Comincia così la lettera che Giovanni Paolo II inviò, il 29 agosto 2001 – alla vigilia della festa di fondazione della Repubblica ed esattamente 19 anni dopo la sua visita a San Marino, avvenuta il 29 agosto del 1982.
'Questi 17 secoli di indipendenza e di laboriosità hanno permesso ai sammarinesi di dar vista a un popolo libero che, pur nell’esiguità del territorio, non ha mancato di offrire al mondo uno specifico contributo di civiltà, irradiando nei territori circostanti la luce di una convivenza ispirata a criteri di democrazia e di solidarietà e saldamente ancorata ai valori di fede cristiana'.
Nella lettera il Pontefice ripercorre la figura del Santo fondatore, ricorda l’esilio, la dura emigrazione, la scelta di raccogliersi in solitudine e poggiare su Dio come unica sicurezza.
'San Marino educò alla libertà delle persone: nessuno è padrone degli altri, né può violare la coscienza altrui, ergersi a giudice delle intenzioni dell’altro e impedirgli di pensare liberamente. Educò alla libertà dalla cose, alla libertà dal potere. Auguro di cuore alla diletta Repubblica di San Marino di proseguire su questo cammino. Oggi la libertà dalle cose si è fatta più difficile, perché il benessere economico rischia di subordinare tutto all’arricchimento e al consumismo. Per tale motivo, incontrando i sammarinesi il 19 aprile del 1997, raccomandai loro di rimanere saldamente ancorati ai valori morali, familiari e sociali, caratteristici della loro storia. Possa codesta Repubblica avere sempre piena consapevolezza della fortuna che costituisce per i suoi abitanti la presenza sul territorio di una Chiesa particolare raccolta attorno ad un Successore degli Apostoli. E’ come se Iddio garantisse che i suoi occhi sono aperti giorno e notte sul popolo che la abita'.
'Questi 17 secoli di indipendenza e di laboriosità hanno permesso ai sammarinesi di dar vista a un popolo libero che, pur nell’esiguità del territorio, non ha mancato di offrire al mondo uno specifico contributo di civiltà, irradiando nei territori circostanti la luce di una convivenza ispirata a criteri di democrazia e di solidarietà e saldamente ancorata ai valori di fede cristiana'.
Nella lettera il Pontefice ripercorre la figura del Santo fondatore, ricorda l’esilio, la dura emigrazione, la scelta di raccogliersi in solitudine e poggiare su Dio come unica sicurezza.
'San Marino educò alla libertà delle persone: nessuno è padrone degli altri, né può violare la coscienza altrui, ergersi a giudice delle intenzioni dell’altro e impedirgli di pensare liberamente. Educò alla libertà dalla cose, alla libertà dal potere. Auguro di cuore alla diletta Repubblica di San Marino di proseguire su questo cammino. Oggi la libertà dalle cose si è fatta più difficile, perché il benessere economico rischia di subordinare tutto all’arricchimento e al consumismo. Per tale motivo, incontrando i sammarinesi il 19 aprile del 1997, raccomandai loro di rimanere saldamente ancorati ai valori morali, familiari e sociali, caratteristici della loro storia. Possa codesta Repubblica avere sempre piena consapevolezza della fortuna che costituisce per i suoi abitanti la presenza sul territorio di una Chiesa particolare raccolta attorno ad un Successore degli Apostoli. E’ come se Iddio garantisse che i suoi occhi sono aperti giorno e notte sul popolo che la abita'.
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