Il maggior killer della popolazione mondiale? L'inquinamento ambientale che, tramite la contaminazione di aria, acqua, suolo e luoghi di lavoro, uccide ogni anno almeno 9 milioni di persone.
I 40 ricercatori di tutto il mondo della “Commission on Pollution and Health" del Lancet hanno analizzato i dati del Global Burden of Disease, che annualmente valuta l’impatto delle malattie in termini di mortalità, disabilità e determinanti. Da queste informazioni, la Commissione ha potuto determinare i costi economici, sanitari compresi, dell’inquinamento ambientale – per un conto totale di 4.600 miliardi di dollari solo nel 2015 (pari a oltre il 6% del PIL globale) – e ha così dimostrato che il Pianeta sta affrontando oggi una “minaccia profonda e pervasiva” che danneggia in maniera incontrovertibile salute e benessere.
Nessuno è al sicuro dai rischi, ma i più minacciati sono i paesi in via di sviluppo, come India, Pakistan, Cina, Bangladesh, Ciad Madagascar e Kenya, dove l’avvelenamento dell’aria, dell’acqua e della terra è la causa principale di un quarto di tutte le morti premature. Anche le nazioni ricche hanno parecchio lavoro da fare. Stati Uniti e Giappone sono nella top ten internazionale per le morti connesse agli inquinanti moderni, quali lo smog e contaminanti chimici. Analizzando le diverse componenti dell’inquinamento ambientale, quello atmosferico si conferma come il più letale con 6,5 milioni di morti l’anno nel mondo. Segue quello idrico con 1,8 milioni di decessi annui e l’inquinamento legato all’ambiente di lavoro, con 0,8 milioni di morti annui.
Inoltre i trend futuri sono ancora più preoccupanti visto che gli scienziati scoprono ogni giorno nuovi legami tra inquinamento e malattie, come la recente connessione tra smog e patologie quali demenza, diabete e malattie renali. “L’inquinamento - spiegano gli autori - mette in pericolo la stabilità dei sistemi terrestri di supporto e minaccia la sopravvivenza della società umane”.
FM
I 40 ricercatori di tutto il mondo della “Commission on Pollution and Health" del Lancet hanno analizzato i dati del Global Burden of Disease, che annualmente valuta l’impatto delle malattie in termini di mortalità, disabilità e determinanti. Da queste informazioni, la Commissione ha potuto determinare i costi economici, sanitari compresi, dell’inquinamento ambientale – per un conto totale di 4.600 miliardi di dollari solo nel 2015 (pari a oltre il 6% del PIL globale) – e ha così dimostrato che il Pianeta sta affrontando oggi una “minaccia profonda e pervasiva” che danneggia in maniera incontrovertibile salute e benessere.
Nessuno è al sicuro dai rischi, ma i più minacciati sono i paesi in via di sviluppo, come India, Pakistan, Cina, Bangladesh, Ciad Madagascar e Kenya, dove l’avvelenamento dell’aria, dell’acqua e della terra è la causa principale di un quarto di tutte le morti premature. Anche le nazioni ricche hanno parecchio lavoro da fare. Stati Uniti e Giappone sono nella top ten internazionale per le morti connesse agli inquinanti moderni, quali lo smog e contaminanti chimici. Analizzando le diverse componenti dell’inquinamento ambientale, quello atmosferico si conferma come il più letale con 6,5 milioni di morti l’anno nel mondo. Segue quello idrico con 1,8 milioni di decessi annui e l’inquinamento legato all’ambiente di lavoro, con 0,8 milioni di morti annui.
Inoltre i trend futuri sono ancora più preoccupanti visto che gli scienziati scoprono ogni giorno nuovi legami tra inquinamento e malattie, come la recente connessione tra smog e patologie quali demenza, diabete e malattie renali. “L’inquinamento - spiegano gli autori - mette in pericolo la stabilità dei sistemi terrestri di supporto e minaccia la sopravvivenza della società umane”.
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