Un rapimento anomalo, sia per il modo in cui è avvenuto, sia per l’obiettivo scelto, quello di due donne impegnate in progetti umanitari, a favore dei bambini iracheni. La rivendicazione apparsa mercoledì su internet non è stata ritenuta credibile e giovedì il supervisore del sito ha annullato un altro messaggio del gruppo islamico nel quale si affermava “Non libereremo le italiane in Iraq neanche se l’Italia si mette in ginocchio”. Le ipotesi sui rapitori si susseguono. Al vaglio anche quella di un commando di fedeli a Saddam, avanzata dagli 007 italiani. Il mondo del volontariato italiano non ha alcuna intenzione di lasciare l’Iraq, così hanno ribadito le organizzazioni Ong. Intanto l’Italia ha inviato in missione in cinque paesi arabi il Sottosegretario agli Esteri Margherita Bòniver che ha lanciato un appello alle associazioni femminili arabe affinché si mobilitino a favore degli ostaggi. A Bagdad decine di bambini e madri, insieme ai sostenitori di “Un ponte per...” hanno manifestato chiedendo la loro liberazione. Sono tutti iracheni che hanno conosciuto le due volontarie e da loro sono stati aiutati. Le due Simone, come affettuosamente le chiamano. Sono lunghe ore di angoscia per le famiglie. La famiglia Pari ha ringraziato, attraverso il padre di Simona, Luciano, tutti coloro che si sono stretti attorno al loro dolore chiedendo anche di allentare l’assedio ai cronisti, e proprio per sfuggire ai mezzi di informazione la famiglia Torretta ha lasciato l’abitazione di Roma.
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