Udienza lampo, in tribunale, per ascoltare tre gendarmi, testimoni nel procedimento a carico di Marcello e Carlo Biagioli.
I due, secondo l’accusa, avrebbero falsificato un foglio di servizio, per dimostrare che la sera del 16 luglio 1999, una pattuglia aveva fermato per un normale controllo stradale Stefano Virgili, considerato uno degli autori del furto al caveau di Roma, proprio quella stessa notte, reato attribuito alla Banda della Magliana.
Il controllo, così, avrebbe fornito un alibi a Virgili. Ma i due gendarmi di servizio quella notte, che si sono costituiti parte civile nel processo, hanno sempre disconosciuto quell’annotazione, anche davanti al tribunale di Perugia, dove nel febbraio 2005 furono chiamati a deporre.
Virgili poi fu condannato per quel furto: il giudice non credette al suo alibi. A San Marino il processo, presieduto dal commissario della legge Vittorio Ceccarini, è iniziato nel settembre 2007, e il reato dovrebbe cadere in prescrizione nel 2010. In un anno sono stati ascoltati i periti, e quello d’ufficio ha attribuito le righe aggiunte al foglio di servizio a Carlo Biagioli, quindi i due gendarmi, che hanno escluso di aver fermato Virgili e di aver redatto l’annotazione.
Poi il procedimento sammarinese si è interrotto a febbraio quando l’avvocato di parte civile, Gianna Burgagni, ha ricusato il commissario Ceccarini per “continua e reiterata mancanza di rispetto nei miei confronti”, come riportava nell’istanza.
Il procedimento parallelo si è concluso col giudice Canestrari che ha rigettato l’istanza di ricusazione.
A settembre il commissario Ceccarini ha dato incarico ad un altro perito d’ufficio per eseguire una ulteriore perizia sul foglio incriminato, per tentare di datare l’epoca della presunta alterazione.
L’avvocato di parte civile, Gianna Burgagni, parla di dilatazione dei tempi processuali, “E non mi riferisco – precisa – alla ricusazione da me presentata che, comunque, non ha nuociuto, atteso che i termini di prescrizione sono rimasti sospesi. Anche oggi abbiamo sentito tre testi che nulla avevano da dire. C’era tutto il tempo per andare avanti nel dibattimento. Ma il giudice ha disposto, con decreto pervenuto venerdì scorso, che i cinque testi, i cui ultimi due più decisivi, verranno sentiti il 5 e 15 dicembre. E’ mia opinione che questi testi non saranno neppure sentiti. A mio avviso il giudice interromperà ancora una volta la loro audizione per quella del perito d’ufficio sulla perizia degli inchiostri, perizia che questa procura e l’avvocatura dello Stato sostengono sia inutile perché il metodo utilizzato non si fonda su alcun criterio scientifico. Le parti civili non possono essere serene in questa situazione perché sono accaduti troppi fatti, fuori e dentro il processo, perché possa albergare sentimento positivo”.
I due, secondo l’accusa, avrebbero falsificato un foglio di servizio, per dimostrare che la sera del 16 luglio 1999, una pattuglia aveva fermato per un normale controllo stradale Stefano Virgili, considerato uno degli autori del furto al caveau di Roma, proprio quella stessa notte, reato attribuito alla Banda della Magliana.
Il controllo, così, avrebbe fornito un alibi a Virgili. Ma i due gendarmi di servizio quella notte, che si sono costituiti parte civile nel processo, hanno sempre disconosciuto quell’annotazione, anche davanti al tribunale di Perugia, dove nel febbraio 2005 furono chiamati a deporre.
Virgili poi fu condannato per quel furto: il giudice non credette al suo alibi. A San Marino il processo, presieduto dal commissario della legge Vittorio Ceccarini, è iniziato nel settembre 2007, e il reato dovrebbe cadere in prescrizione nel 2010. In un anno sono stati ascoltati i periti, e quello d’ufficio ha attribuito le righe aggiunte al foglio di servizio a Carlo Biagioli, quindi i due gendarmi, che hanno escluso di aver fermato Virgili e di aver redatto l’annotazione.
Poi il procedimento sammarinese si è interrotto a febbraio quando l’avvocato di parte civile, Gianna Burgagni, ha ricusato il commissario Ceccarini per “continua e reiterata mancanza di rispetto nei miei confronti”, come riportava nell’istanza.
Il procedimento parallelo si è concluso col giudice Canestrari che ha rigettato l’istanza di ricusazione.
A settembre il commissario Ceccarini ha dato incarico ad un altro perito d’ufficio per eseguire una ulteriore perizia sul foglio incriminato, per tentare di datare l’epoca della presunta alterazione.
L’avvocato di parte civile, Gianna Burgagni, parla di dilatazione dei tempi processuali, “E non mi riferisco – precisa – alla ricusazione da me presentata che, comunque, non ha nuociuto, atteso che i termini di prescrizione sono rimasti sospesi. Anche oggi abbiamo sentito tre testi che nulla avevano da dire. C’era tutto il tempo per andare avanti nel dibattimento. Ma il giudice ha disposto, con decreto pervenuto venerdì scorso, che i cinque testi, i cui ultimi due più decisivi, verranno sentiti il 5 e 15 dicembre. E’ mia opinione che questi testi non saranno neppure sentiti. A mio avviso il giudice interromperà ancora una volta la loro audizione per quella del perito d’ufficio sulla perizia degli inchiostri, perizia che questa procura e l’avvocatura dello Stato sostengono sia inutile perché il metodo utilizzato non si fonda su alcun criterio scientifico. Le parti civili non possono essere serene in questa situazione perché sono accaduti troppi fatti, fuori e dentro il processo, perché possa albergare sentimento positivo”.
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