Gli industriali prendono spunto dall’annunciata tassazione sui servizi al pubblico, prevista dalla Finanziaria, per lanciare la proposta di modificare il sistema fiscale passando dalla monofase al regime Iva. Questa imposta, ancora di via di definizione, a loro giudizio deve avere le caratteristiche tipiche del sistema Iva, “in caso contrario - avvertono - causerebbe danni gravissimi e la delocalizzazione di importanti realtà”. Passare al regime dell’imposta sul valore aggiunto è, per gli industriali una scelta irrimandabile. Lo sostengono affrontando il delicato argomento dei conti dello Stato e le scelte per un rilancio della competitività del sistema. La lotta agli sprechi deve essere rigorosa ma i tagli da soli non bastano. “Non possiamo permetterci un indebitamento come quello che si profila - dichiarano - dobbiamo pareggiare il bilancio già nel 2012”. Allo Stato chiedono una moderna struttura dei conti e un adeguato sistema informatico, in grado di fornire informazioni in tempo reale sull’andamento dei conti e di intervenire quindi tempestivamente. Poi una diversa concezione della pubblica amministrazione. Troppo appesantita, per gli industriali. Oltre al blocco delle retribuzioni propongono un’imposta addizionale temporanea, per un periodo di 5 anni. Per chiedere sacrifici ai cittadini la politica deve proporre una adeguata riforma fiscale e precisare con chiarezza quali obiettivi intende perseguire. Gli imprenditori si dichiarano pronti a fare la loro parte di fronte però ad un piano di sviluppo che preveda equa tassazione e un serio ridimensionamento della Pubblica Amministrazione. Chiedono poi investimenti anche durante questo periodo di crisi e guardano ai campi della ricerca, del turismo, del commercio, della sanità, come pure alle infrastrutture. “Le opportunità ci sono – affermano – bisogna saperle cogliere”.
Sergio Barducci
Sergio Barducci
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