Il pm di Forlì Di Vizio, che ha indagato su Asset Banca prima e su Cassa di Risparmio di San Marino poi, alla fine dello scorso anno aveva fatto il punto della situazione col procuratore di Rimini Giovagnoli: perché bisognava stralciare il filone d’indagine riguardante Rimini, per competenza. Sette banche nel mirino, tra cui la Carim, dalla quale si è partiti, anzitutto perché commissariata, dunque era più semplice acquisire la documentazione. La Procura di Forlì voleva anzitutto sapere perché la Cassa di Risparmio di Rimini svolgeva, per la Banca Centrale di San Marino, le operazioni di approvvigionamento contanti. Non avendo una sua Zecca, San Marino doveva poter avere un sostituto. Una volta appurato che Bankitalia aveva dato l’ok per questo servizio di tesoreria, per il versante sammarinese era tutto chiarito. Sono, invece, emerse irregolarità per 114 dipendenti che, come ha rilevato la Guardia di Finanza, non hanno rispettato la normativa antiriciclaggio. I cassieri cioè non avevano identificato i clienti dai quali ricevevano i soldi, cosa che invece deve avvenire sempre. L’indagine è agli inizi: compito dei finanzieri è ora scoprire eventuali responsabilità a livello dirigenziale. Poi si prenderanno in esame i restanti sei istituti di credito del riminese. E non è tutto, poiché all’interno di Carim sono stati trovati alcuni conti correnti aperti dal Cis, la banca sammarinese controllata da Carim, e sempre il Cis investiva in titoli. Anche questi aspetti saranno senz’altro da approfondire.
f.b.
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