Che agli assetti di Cassa di Risparmio si debba mettere mano è chiaro a tutti gli esponenti della coalizione di maggioranza, che nel pomeriggio si sono riuniti per dare corpo e gambe all'Ordine del Giorno approvato nel mese di gennaio dal Consiglio Grande e Generale. Quel documento confermava l'esigenza di superare le criticità e oltre a ricercare l'intesa con la Fondazione per la quota di partecipazione dello Stato nel patrimonio della Banca, impegnava il Governo a procedere ad una revisione degli assetti interni alla Banca, compreso il Consiglio di Amministrazione e i vertici dirigenziali, in linea con quanto già suggerito dal Fondo Monetario Internazionale. Un passaggio che, stando all'Ordine del Giorno, sarebbe dovuto avvenire in sede di approvazione di bilancio, ma l'assemblea di Carisp si è tenuta nei giorni scorsi, così come l'approvazione del bilancio, senza che si sia proceduto ai nuovi assetti. Oggi, a 6 mesi dall'Ordine del Giorno, c'è chi contesta i ritardi e chiede di affrettarsi a mettere in atto quanto stabilito, e chi invece sembrerebbe più propenso ad adottare un percorso graduale. Insomma tutti concordi sulla sostanza, con qualche distinguo però sulla forma, sul metodo per arrivare all'obiettivo. Un peso lo assume anche il bilancio appena approvato, che per la prima volta dal Commissariamento Delta, ha visto tornare in positivo il margine di interesse e ridurre significativamente il passivo, che resta comunque rilevante. Segnali giudicati importanti ma che non cambieranno l'impegno assunto dal Consiglio Grande e Generale. A settembre, poi, torneranno gli esperti del Fondo Monetario Internazionale, e potrebbero vedersi costretti a reiterare la sollecitazione di revisione degli assetti dirigenziali. La questione è complessa anche per ciò che la Cassa di Risparmio rappresenta nel tessuto economico e sociale della Repubblica. Non si tratta – fa rilevare qualcuno - solo di mettere in ordine i conti, ma di farlo senza provocare pericolosi scossoni.
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