L’accordo del 2002 contro le doppie imposizioni va rivisto tenuto conto di aspetti imprescindibili. Lo sostengono i commercialisti sammarinesi che mettono l’accento su scelte a loro giudizio irrinunciabili. Prioritario è il delicato e spinoso tema dell’esterovestizione. L’Ocse - evidenziano - distingue fra la sede di direzione effettiva di un’azienda e il suo oggetto principale di attività, e soprattutto il mercato di riferimento. Insomma quella italiana è una interpretazione negativa ed unilaterale. Uno scambio di note potrebbe fare chiarezza. Poi c’è lo scambio di informazioni, previsto dall’articolo 26. E’ una disposizione che non potrà essere retroattiva; dovrà essere applicata, cioè, per le situazioni successive all’entrata in vigore della convenzione e non per quelle passate. “Inoltre l’adozione di quell’articolo - sottolineano i commercialisti - dovrà provocare automaticamente l’ingresso di San Marino nella White List italiana e questo dovrà essere chiaro, magari con la previsione di una apposita clausola”. Sono punti fondamentali, quelli indicati, per consentire al sistema economico sammarinese di conservare la sua operatività in un regime di trasparenza. Richieste considerate più che ragionevoli, in linea con il Commentario Ocse. Ugualmente importanti, anche se non prioritari, altri aspetti, come la direttiva madre/figlia, la tassazione dei frontalieri e la stabile organizzazione. Anche su questi di dovrà discutere.
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