Il congresso di Stato lo aveva annunciato alla fine di marzo, a poche ore dalla visita del ministro degli Esteri Franco Frattini e alla vigilia del G20 di Londra, quando serpeggiava un certo timore per la compilazione delle nuove black list. Per scongiurare di esservi inseriti, in una lettera inviata al segretario dell’Ocse Angel Gurria, San Marino si impegnava ad adottare il modello Ocse del 2005 con particolare riferimento all’articolo 26, che prevede lo scambio di informazioni. Il tutto era legato alla stipula di convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali con l’Italia, aveva specificato il governo, accordi ancora da siglare. Nel frattempo però, l’Ocse ha pubblicato un nuovo report nel quale non riconosce alcun progresso compiuto dalla Repubblica, a differenza di Austria, Belgio, Svizzera e Lussemburgo che invece vengono citati come Paesi che si sono impegnati a recepire il famigerato articolo 26. Sono 12 gli accordi necessari per far parte della white list, e nel report dell’Ocse il Titano è fermo a zero, nonostante gli impegni presi risalgano addirittura all’anno 2000.
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