Fronti contrapposti e toni alti hanno caratterizzato il confronto sulla legge che regola la libera professione di medici e paramedici dipendenti dell’Iss e che l’Aula ha licenziato – dopo ore dedicate a ogni singolo articolo – con 30 voti a favore 20 contrari e un astenuto. Legge contestatissima da tutta l’opposizione e anche dalla consulta delle libere professioni che aveva chiesto al governo il ritiro del provvedimento, ritenendo un grave pericolo il fatto che i dipendenti pubblici possano esercitare la professione privata. Altrimenti, chiede la Consulta, la stessa possibilità deve essere riconosciuta ai dipendenti privati. Il primo esempio lo ha portato il capogruppo dell’Upr. Abbiamo incontrato i veterinari che hanno investito in cliniche private e che, sottolinea Lonfernini, sono molto preoccupati per la concorrenza sleale che una volta in vigore la legge, potrà arrivare dai veterinari alle dipendenze dell’Iss. Legge iniqua, pericolosa, anticostituzionale, una spallata al nostro sistema sanitario, tuona tutta la minoranza. Alleanza Popolare chiede che i controlli siano efficaci sia sul piano normativo che su quello pratico. Il capogruppo del Psd Stefano Macina anticipa la necessità di un confronto interno alla maggioranza per rivedere le indennità percepite dai medici proprio per la rinuncia alla libera professione. Ma tutta la maggioranza lancia accuse di disinformazione all’opposizione che parla di smantellamento della sanità pubblica. Questo, sottolinea Bene Comune, è un aiuto per il sistema sanitario, uno strumento di crescita per attrarre pazienti esterni e aumentare la qualità delle prestazioni sanitarie. Questa legge è una risorsa, ripete Gian Nicola Berti, migliorerà il servizio e l'efficienza dell'Iss alleggerendone il costo. Nessuno ha mai avuto il coraggio di regolamentare una situazione che esiste da oltre 20 anni. E i medici sono i primi a preferire che tutto rimanga com'è. Confronto di fuoco anche sull’ultimo articolo del provvedimento che prevedeva modifiche alla legge con decreto delegato, senza fissare alcun termine. Ivan Foschi di Sinistra Unita ha chiesto a tutta l’Aula di insorgere contro una scelta che, afferma, esautora di fatto il Consiglio grande e generale. Gli dà una mano Antonella Mularoni di Ap ricordando le tante sollecitazioni arrivate, anche dalla Reggenza, per un ricorso troppo frequente ai decreti delegati. Lavori sospesi e a verbale l’impegno di fissare in un massimo di 14 mesi la possibilità di apportare modifiche tecniche. Intanto per Augusto Michelotti sembra profilarsi un referendum per abrogare la legge.
Sonia Tura
Sonia Tura
Riproduzione riservata ©