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Giovani di RF pronti a mettersi in gioco. Renzi: "Chi studia fuori, spesso non torna. Diamogli un futuro"

di Monica Fabbri
15 mag 2024

“Repubblica Futura è cresciuta”: Sara Conti si riferisce al partito come ad una famiglia che si sta allargando e in cui generazioni diverse “si stringono la mano”. Per Fernando Bindi, entrato la prima volta in Consiglio 60 anni fa, i giovani sono “garanzia per il futuro e contributo per l'attività politica”.

Volti nuovi sono pronti a mettersi in gioco. Davide Venturini studia ingegneria nucleare a Pisa, sente la responsabilità sociale verso chi ha finanziato il suo percorso di studi, e condivide con RF valori liberali democratici, diritto ad una giustizia equa, tolleranza ed inclusione. Andrea Menicucci ha 21 anni, studia giurisprudenza a Bologna e spera di “restituire allo Stato – dice – l'investimento su di me”. Guarda ad un futuro che non è più, come in passato, una tavolozza bianca, ma costruito dalle generazioni che ci hanno preceduto. Oggi – afferma – vogliamo dare il nostro contributo per preservarlo.

Colpisce la volontà di ridare al paese ciò che hanno avuto, e che porta Nicola Renzi a chiedersi: i nostri giovani stanno avendo molto? Forse sì – risponde - ma probabilmente alcune cose mancano quando diventano adulti, tanto che molti che studiano fuori decidono di non tornare. Tema che giudica più importante del debito pubblico e della sanità, perché “i giovani che studiano, lavorano o vogliono aprire un codice operatore – spiega - si trovano in uno Stato che non crea un ecosistema in grado di accoglierli. Quello che chiedono non è un trattamento di favore, ma di potersi misurare alla pari con gli altri. E in un paese in cui “le nascite sono più che dimezzate, ciò che dobbiamo fare è dare loro un futuro”.

“Ciò che manca nel nostro paese – chiarisce ai nostri microfoni Sara Conti – è l'attenzione verso la fascia di popolazione più giovane e verso i temi che le interessano. La sostenibilità ambientale, ad esempio, ai giovani interessa tantissimo. E onestamente, noi politici un po' più grandi, sentiamo di aver messo abbastanza impegno nell'affrontare questo tipo di tema? Ancora forse no, e questo è il motivo per cui, su alcune proposte e progetti occorre lavorare concretamente e non utilizzarli come slogan, come fatto fino ad ora”. Infine, una riflessione sul clima politico. “Questa campagna pre-elettorale è un po' strana – dice la Conti - innanzitutto per tutti i divieti e paletti per cui non si può quasi dire nulla. Ma anche perché ci sono forze politiche che più che ad affrontare i temi di cui il paese ha bisogno, dedicano tempo, energie e soldi pubblici in campagne di comunicazione tese a denigrare l'avversario”.





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