Siamo ufficialmente entrati in autunno, una stagione che molti riconoscono come particolarmente calda quest’anno, ma non per questioni climatiche: la crisi, non più solo economica ed occupazionale ma sistemica, vede i cittadini alle prese con una situazione tutt’altro che rosea, siano essi lavoratori dipendenti, liberi professionisti, disoccupati o pensionati. Riconoscendo e comprendendo le difficoltà che sorgono nel gestire tale situazione, ci chiediamo come mai si stiano prendendo ancora una volta decisioni che incidono negativamente sul bilancio statale, impoverendone le entrate invece che incrementarle. La diminuzione della monofase, entrata in vigore il 20 Settembre, comporterà un sensibile calo degli introiti, accrescendo in noi il dubbio se ci sarà una ricaduta positiva per i cittadini: al di là dell’anomala entrata in vigore del provvedimento (all’incirca alla metà del mese invece che all’inizio, con le fatture “spezzate” in due aliquote), speriamo che ci sia un ritorno economico non solo negli incassi dei commercianti, ma anche una maggiore convenienza negli acquisti in territorio. Iniziative come la SMAC card sono positive, ma comportano una grossa spesa per lo Stato e rendono maggiormente evidente come una volta la convenienza di acquisto in Repubblica fosse superiore. Al tempo stesso, le spese effettuate nel periodo estivo per eventi di richiamo turistico andrebbero calibrati meglio. Senza stare a sindacare sulle cifre sarebbe opportuno creare eventi di vero richiamo in territorio, pianificando un calendario senza sovrapposizioni di manifestazioni e programmando in alcuni casi il pagamento di alcuni aspetti (piccolo ingresso alle Giornate Medievali, funivia non gratuita ma a prezzo ridotto, ad esempio 2 euro andata e ritorno, eccetera), migliorando la pulizia del Centro Storico e la sua qualità ricettiva con esercizi aperti a rotazione la sera, magari in concomitanza con piccoli eventi infrasettimanali. Il tutto da concordarsi tramite un costante dialogo con gli operatori del settore. Non solo, il provvedimento attuato con il Decreto Legge 156 relativamente agli abusi edilizi mostra come, in uno Stato cannibalizzato dal cemento, non si siano applicati correttamente i regolamenti. Se da un lato, secondo quanto riportato da una nota della Segreteria al Territorio, questo Decreto rende più difficile sanare gli abusi in quanto comunque soggetti al pagamento del contributo di concessione dovuto per le opere abusive, dall’altro occorre riflettere sul numero di casi che rischiano di andare in prescrizione e di poter essere sanati. Non è dato sapere quanti siano gli edifici con parti irregolari che avrebbero dovuto essere abbattute a spese del proprietario e col versamento di sanzioni pari a tre volte il valore patrimoniale determinato dall’abuso. La sanatoria di un abuso edilizio porta nelle Casse statali una cifra ben più modesta, e ci si chiede perché non sia stata fatta rispettare la disposizione di Legge in materia. Facile allora proporre la provocazione, pur in una necessaria ottica di maggior rigidità nell’applicazione e rispetto delle normative, di rilanciare l’occupazione del settore edile sammarinese nelle demolizioni e riqualificazioni edilizie, questa volta non a danno di case monumentali e beni storici a catalogo come scelleratamente accaduto in passato. La questione si riconduce sempre all'assenza di un PRG fatto con tutti i crismi da veri esperti del settore, non più interpretabile a piacimento e in deroga. In conclusione, in un periodo in cui le risorse economiche sono ancor più preziose, occorre investire maggiormente nell’impiego di oculate risorse decisionali, per non rischiare di disastrare il bilancio e dover cominciare a fare prelievi straordinari nelle tasche dei contribuenti onesti. L'aumento delle rette scolastiche di questi giorni non ci fa ben sperare...
Movimento Sottomarino
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