E’ ormai scontato che la manovra economica venga blindata alla Camera con la fiducia. Dopo la tempestosa seduta notturna in commissione che ha licenziato il testo per l’Aula, il governo sarebbe disponibile a recepire qualche ulteriore modifica, determinata dal pressing dei partiti. A partire dalla “tobin tax” e dalle liberalizzazioni, tema su cui il segretario del Pd Bersani si è detto “stupito se non stupefatto” dalla debolezza delle misure fin qui previste. Ma sulla decisione di porre la fiducia pesano, oltre alle richieste di Berlusconi e di Casini, anche i 150 emendamenti presentati in Aula, che il governo non può rischiare di veder passare, soprattutto in vista della missione in Italia del Fondo Monetario internazionale che partirà nelle prossime settimane.
Monti difende la manovra “Salva Italia”. “E dura ma equa”, rivendica il premier, sottolineando che le sue misure sono state determinate dai “veti incrociati dei partiti e dalla “paralisi della politica”. Ma contro il professore non si ferma l’attacco della Lega, che alla Camera pratica ostruzionismo con interventi a raffica sul decreto e in Senato inscena una dura protesta contro il premier. Mentre Monti riferisce a Palazzo Madama sull’ultimo vertice europeo, in Aula è bagarre, con i senatori del Carroccio ad esporre cartelli contro le nuove tasse e la riforma delle pensioni. E Bossi torna ad attaccare Berlusconi, sostenendo che la manovra “non serve a nulla”. Intanto deputati e senatori dicono addio alle loro “baby pensioni”: dal prossimo anno anche i parlamentari dovranno aspettare 65 anni per ricevere il vitalizio, che sarà calcolato con il sistema contributivo come per tutti gli statali.
Da Roma Francesco Bongarrà
Monti difende la manovra “Salva Italia”. “E dura ma equa”, rivendica il premier, sottolineando che le sue misure sono state determinate dai “veti incrociati dei partiti e dalla “paralisi della politica”. Ma contro il professore non si ferma l’attacco della Lega, che alla Camera pratica ostruzionismo con interventi a raffica sul decreto e in Senato inscena una dura protesta contro il premier. Mentre Monti riferisce a Palazzo Madama sull’ultimo vertice europeo, in Aula è bagarre, con i senatori del Carroccio ad esporre cartelli contro le nuove tasse e la riforma delle pensioni. E Bossi torna ad attaccare Berlusconi, sostenendo che la manovra “non serve a nulla”. Intanto deputati e senatori dicono addio alle loro “baby pensioni”: dal prossimo anno anche i parlamentari dovranno aspettare 65 anni per ricevere il vitalizio, che sarà calcolato con il sistema contributivo come per tutti gli statali.
Da Roma Francesco Bongarrà
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