Una vicenda che ha scatenato un feroce dibattito nel Paese, con scambi al vetriolo soprattutto sui social. Il Congresso di Stato interviene, analizzandola su due differenti piani: il primo, puramente amministrativo, in carico alle forze dell’ordine intervenute per accertare eventuali violazioni alle norme anti Covid e che agiranno in piena autonomia, esercitando appieno le loro funzioni e su elementi fondati. Il Governo precisa infatti in una nota che non intende assumere funzioni investigative o giudiziarie che non gli appartengono, ma sulla base dei verbali emergono alcune dinamiche: secondo le prime informazioni ricevute – fa sapere - è senza dubbio possibile affermare che nel tardo pomeriggio del 1° aprile, nei pressi di un esercizio commerciale in Via Gino Giacomini, si sono incontrate in maniera alternata alcune persone, all’aperto. In base ai controlli ordinari svolti dalla milizia, i presenti mantenevano le opportune distanze, erano muniti di mascherine e non sono stati ravvisati comportamenti in contrasto con le norme COVID. In serata è poi intervenuta la Gendarmeria, su segnalazione, rilevando una diversa situazione. Ha rinvenuto e identificato sei persone e sta valutando l’applicazione di eventuali sanzioni per violazione delle norme relative agli assembramenti”.
Queste, dunque, le evidenze sul piano amministrativo; quanto invece alle implicazioni politiche, “possono eventualmente essere svolte riflessioni in merito alla presenza, nelle due distinte fasi, di alcuni rappresentanti istituzionali". Il Governo tuttavia stigmatizza “le voci non corrette e talvolta distorte che si sono susseguite” finora, trasformando “un evento sicuramente inopportuno in un “festino”. Le restrizioni in vigore e il rispetto delle stesse avrebbero dovuto sconsigliare tale iniziativa – conclude il Congresso di Stato – ma occorre riportare gli eventi nel giusto alveo senza esasperare un clima già di per sé difficile per tutti”.